La Cgil alla Giunta: occupazione giovanile e sanità le priorità

Lo stato del confronto con la Giunta, «inesistente», l’ipotesi di deregulation nelle aperture festive, l’allarme disoccupazione giovanile, le prospettive della sanità regionale, la vertenza sul comparto unico. Questi i grandi temi al centro del direttivo regionale della Cgil, tenutosi stamane alla Camera del Lavoro di Udine.
Tra le iniziative annunciate dal segretario generale Franco Belci l’avvio di una raccolta di firme per una legge sull’occupazione giovanile. «Questo – ha detto Belci – alla luce dei dati che evidenziano la continua crescita della disoccupazione giovanile e della precarietà: solo il 9% degli avviamenti al lavoro nella nostra regione, infatti, avviene con un contratto a tempo indeterminato. È indispensabile quindi che la Giunta acceleri il dibattito sulle due proposte di legge in campo, dalle quali cui attendiamo che arrivino provvedimenti concreti a favore dei giovani. Non dovrà quindi trattarsi di una legge a costo zero. Se non sarà così, ci faremo promotori di una proposta di legge di iniziativa popolare, raccogliendo le 5mila firme necessarie a presentarla».
Tra i fronti prioritari d’impegno anche la sanità. Tra gli obiettivi di breve scadenza della Cgil l’avvio di un confronto con le categorie – ordine dei medici, infermieri, sindacati di categoria, medici di base – per arrivare entro marzo alla convocazione degli Stati generali della sanità. «Con l’obiettivo – a spiegato Belci – di sottoporre alla Giunta e all’assessore, che rifiuta la concertazione con il sindacato, una proposta unitaria sulle prospettive del sistema socio-sanitario regionale».
Ma non è solo sulla sanità che la Cgil giudica insufficiente il confronto con la Giunta. «Questa vale – ha detto il segretario – anche nei rapporti con il Presidente, con l’assessorato all’Industria, che non ci convoca, e con quello al Lavoro e al Commercio, che ha lanciato un’ipotesi assolutamente impercorribile di modifica sperimentale della legge sulle aperture festive. Dimenticandosi che la recente sentenza del Tar non riguarda il limite alle aperture domenicali, ma solo un aspetto specifico della legge come la perimetrazione dei negozi. Se si vuole discutere di una modifica alla legge siamo disposti a farlo, ma nel quadro di un confronto a 360 gradi con le categorie».
In merito alla vertenza sul comparto unico, Belci ha ribadito le ragioni di Cgil, Uil, Cisal e Ugl: «Non ci battiamo per pochi spiccioli, ma per rivendicare il primato della contrattazione. A Tondo che ci ha sfidato sul referendum, in ogni caso, chiediamo di prendere atto dei risultati della consultazione, quando si sarà conclusa. Se è vero che a dividerci è una piccola differenza, in ogni caso, invitiamo Regione ed enti locali a stanziare i fondi che mancano per colmare le distanze, che possono essere tranquillamente recuperati tagliando le consulenze».
Il direttivo è stato anche l’occasione per ricordare la mobilitazione nazionale della Cgil in difesa della dignità delle donne, che culminerà nella manifestazione nazionale “Se non ora quando”, in programma a Milano domenica prossima e sarà accompagnata da diverse iniziative anche a livello locale, tra le quali un convegno dal titolo “Cultura, etica e politica”, che si terrà alle 20.30 di domani al centro Balducci di Zugliano (
vedi programma). «È importante che tutta la nostra organizzazione – ha detto – faccia sentire la sua voce per chiedere il ripristino di una visione della politica improntata sulla legalità, sul senso dell’etica e delle istituzioni e sulla difesa della dignità della donna».
Ribadendo quei valori, «gli stessi che portarono la Cgil a sostenere la battaglia di Beppino Englaro», Belci ha espresso «sconcerto» per le parole dell’arcivescovo di Udine sulla vicenda Eluana. «Pur nel massimo rispetto delle posizioni espresse dalla Chiesa su un tema estremamente difficile e complesso – ha detto Belci – non troviamo condivisibile che l’anniversario della morte di Eluana venga utilizzato per tornare su quella dolorosa vicenda. Piuttosto avrebbe senso interrogarsi sulle contraddizioni di chi allora propugnava leggi d’urgenza nel nome del diritto alla vita, a partire dal Presidente del Consiglio, salvo poi essersi totalmente dimenticato dell’argomento nei due anni successivi».