La Flc:
«I ricercatori sono stati gli unici, nell’ambito della docenza universitaria, a impegnarsi in modi collettivi per una riforma seria del sistema dell’alta formazione e della ricerca. Se la gran parte dei professori di ruolo hanno scelto il silenzio, i rettori si sono distinti per il continuo sostegno ai temi di una manovra governativa che accresce il loro potere, barattando anche la propria dignità con vaghe assicurazioni di quattrini per coprire a malapena le spese correnti». Questo l’ordine del giorno con cui il sindacato Flc-Cgil del Friuli Venezia Giulia esprime piena solidarietà alla protesta dei ricercatori. Durissime, invece, le critiche lanciate ai rettori, accusati di aver risposto alla mobilitazione dei ricercatori «con un’opera di denigrazione e talvolta con metodi coercitivi, espliciti o espliciti, per costringere chi protesta a rientrare nei ranghi».
La Flc conferma quindi la sua adesione alla protesta dei ricercatori, e in particolare «condivide la loro scelta di dichiarare l’indisponibilità a coprire insegnamenti universitari, dopo che lo hanno fatto per anni a titolo gratuito sacrificando a questo il loro lavoro, che è quello di fare ricerca». Pienamente condivisa anche la necessità «di una seria riforma del sistema dell’alta formazione e della ricerca, e il rifiuto del processo di distruzione del sistema universitario italiano avviato dalle politiche governative degli ultimi anni e che trova la sua più alta manifestazione nel disegno di legge Gelmini, attualmente in discussione nella VII Commissione della Camera».
Il tutto, sottolinea il sindacato, «in un contesto che vede una progressiva riduzione dei finanziamenti al sistema, cui si aggiungeranno nel 2011 ulteriori 1,4 miliardi di tagli, e di una riforma che snatura la gestione degli atenei, comprime il diritto allo studio, espande il bacino del precariato e penalizza gli oltre 25.000 ricercatori universitari del nostro paese».