Lavoro, la ripresa non c’è. In Fvg occupati ancora in calo
I dati trimestrali dell’Istat confermano purtroppo che una
ripresa occupazionale non c’è. In particolare in Friuli Venezia Giulia, dove l’andamento
tendenziale rispetto al 2014 è addirittura negativo. Numeri alla mano, infatti,
il secondo trimestre si è chiuso con un saldo negativo di 5.000 posti rispetto
allo stesso periodo del 2014: 497.000 occupati contro i 502.000 registrati lo
scorso anno. Considerato che anche il primo tirmestre si era chiuso con un
saldo negativo (di 3.500 posti), nella prima metà del 2015 il dato medio di
occupati è inferiore di oltre 4.000 unità a quello dello scorso anno.
«Di positivo – commenta Orietta Olivo, responsabile mercato
del lavoro della segreteria regionale – c’è un recupero congiunturale di quasi
6.000 posti rispetto al picco negativo di 491.500 occupati del primo trimestre,
ma non va dimenticato che i posti persi rispetto ai valori pre-crisi sono quasi
25mila e che non ci sono ancora segnali di ripresa». Quanto alla ripresa delle
assunzioni a tempo indeterminato certificata dai dati del Governo, la Cgil resta prudente, «perché
il dato – dichiara ancora Olivo – va valutato nel medio periodo ed è
sicuramente anche il frutto di una trasformazione di contratti a termine in
contratti a tempo indeterminato, di per sé positiva, ma tutta legata agli esoneri
contributivi introdotti da quest’anno e con una disciplina del tempo indeterminato
fortemente indebolita dal nuovo articolo 18, che rende i lavoratori più deboli
e ricattabili».
Peggiora, nel confronto tendenziale, anche l’andamento della
disoccupazione, nonostante un lieve calo (dall’8,8 all’8,6%) rispetto al 1°
trimestre. Il valore medio nella prima metà dell’anno supera infatti di quasi
un punto percentuale il dato del 2014. Quarantaseimila le persone in cerca di
lavoro secondo l’Istat, in lieve diminuzione rispetto al primo trimestre.
Aumenta in modo più deciso, sempre rispetto al primo trimestre, il numero degli
attivi, dato dalla somma tra occupati e persone in cerca di lavoro. «Ed è forse
questo – conclude Olivo – uno dei pochi segnali positivi, perché può essere il
segnale di una maggiore fiducia rispetto ai momenti più duri della crisi, pur
in assenza di una tangibile ripresa economica e occupazionale».
ripresa occupazionale non c’è. In particolare in Friuli Venezia Giulia, dove l’andamento
tendenziale rispetto al 2014 è addirittura negativo. Numeri alla mano, infatti,
il secondo trimestre si è chiuso con un saldo negativo di 5.000 posti rispetto
allo stesso periodo del 2014: 497.000 occupati contro i 502.000 registrati lo
scorso anno. Considerato che anche il primo tirmestre si era chiuso con un
saldo negativo (di 3.500 posti), nella prima metà del 2015 il dato medio di
occupati è inferiore di oltre 4.000 unità a quello dello scorso anno.
«Di positivo – commenta Orietta Olivo, responsabile mercato
del lavoro della segreteria regionale – c’è un recupero congiunturale di quasi
6.000 posti rispetto al picco negativo di 491.500 occupati del primo trimestre,
ma non va dimenticato che i posti persi rispetto ai valori pre-crisi sono quasi
25mila e che non ci sono ancora segnali di ripresa». Quanto alla ripresa delle
assunzioni a tempo indeterminato certificata dai dati del Governo, la Cgil resta prudente, «perché
il dato – dichiara ancora Olivo – va valutato nel medio periodo ed è
sicuramente anche il frutto di una trasformazione di contratti a termine in
contratti a tempo indeterminato, di per sé positiva, ma tutta legata agli esoneri
contributivi introdotti da quest’anno e con una disciplina del tempo indeterminato
fortemente indebolita dal nuovo articolo 18, che rende i lavoratori più deboli
e ricattabili».
Peggiora, nel confronto tendenziale, anche l’andamento della
disoccupazione, nonostante un lieve calo (dall’8,8 all’8,6%) rispetto al 1°
trimestre. Il valore medio nella prima metà dell’anno supera infatti di quasi
un punto percentuale il dato del 2014. Quarantaseimila le persone in cerca di
lavoro secondo l’Istat, in lieve diminuzione rispetto al primo trimestre.
Aumenta in modo più deciso, sempre rispetto al primo trimestre, il numero degli
attivi, dato dalla somma tra occupati e persone in cerca di lavoro. «Ed è forse
questo – conclude Olivo – uno dei pochi segnali positivi, perché può essere il
segnale di una maggiore fiducia rispetto ai momenti più duri della crisi, pur
in assenza di una tangibile ripresa economica e occupazionale».