Lavoro pubblico, 4.000 in piazza per i contratti
Punte di adesione superiori al
90% negli enti del comparto unico, tanti uffici chiusi e molte lavoratori
assenti anche nella sanità, pur con l’obbligo di garantire i servizi minimi.
Questo il primo bilancio dello sciopero dei lavoratori pubblici in regione,
proclamato da Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Cisal per sostenere il rinnovo dei
contratti, fermi al 2009 in
tutti i settori. Oltre alle aspettative la partecipazione al corteo organizzato
stamane a Trieste: ben 4.000 i manifestanti che hanno sfilato partendo da
piazzale Oberdan, tanto che il comizio finale, inizialmente previsto in piazza
Orologio, a fianco dell’ingresso della Giunta, si è tenuto in piazza Unità.
«Un segnale forte e chiaro, di
cui la politica deve assolutamente tenere conto, sia a livello nazionale che
qui in regione», commenta la segretaria dellla Fp Cgil Fvg Mafalda Ferletti,
che chiede a Giunta regionale e Anci «segnali concreti per sbloccare la
trattativa sul comparto unico, perché gli incrementi salariali devono tenere
conto di 7 anni di blocco e un adeguamento fermo all’1,2% non è accettabile».
Ferletti, a tale riguardo, segna anche il +5% di aumento con cui si è chiusa la
trattativa nazionale sul contratto Federculture, cui aderisce anche la nostra
Regione. Ma non basta: il rinnovo dovrà anche sciogliere definitivamente i noti
della clausola di salvaguardia, cioè delle garanzie in caso di scioglimento
delle Uti, e della mobilità tra gli enti.
Al di fuori della vertenza sul
comparto, sul tavolo con la
Regione ci sono anche i temi delle asunzioni in sanità, per
colmare il vuoto di 1.000 posti a partire dal 2009, della riqualificazione
degli Oss (operatori socio sanitari) e della modifica della recente legge sugli
educatori. «Tutto questo – conclude Ferletti – ricordando che solo per il
mancato turnover, quindi senza considerare gli effetti del blocco contrattuale,
la Regione ha
risparmiato dal 2009 500 milioni nel comparto e 300 nella sanità, pari a un
taglio annuale, a regime, rispettivamente di 75 e 45 milioni».
Tornando allo sciopero, i dati sulle
adesioni ente per ente vedono percentuali molto alte un po’ ovunque, a partire
dai piccoli comuni, con medie di adesione che si aggirano attorno al 90%.
Attività paralizzata anche per il Comune di Udine, ma anche in altri enti di
medio-grandi dimensioni come Ronchi, e astensioni stimate tra il 60% e il 70%
in Regione e nel comune di Trieste. Tante braccia incrociate, come detto, anche
in sanità (semichiuso il laboratorio prelievi all’ospedale di Pordenone) e in uffici ad elevata incidenza
di precettazione, come il tribunale di Trieste. Più bassa, ma in ogni caso
significativa, la partecipazione tra i soci lavoratori delle cooperative
impegnate negli appalti pubblici, dove nonostante le pressioni delle aziende
sono stati molti addetti gli addetti a scioperare.
90% negli enti del comparto unico, tanti uffici chiusi e molte lavoratori
assenti anche nella sanità, pur con l’obbligo di garantire i servizi minimi.
Questo il primo bilancio dello sciopero dei lavoratori pubblici in regione,
proclamato da Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Cisal per sostenere il rinnovo dei
contratti, fermi al 2009 in
tutti i settori. Oltre alle aspettative la partecipazione al corteo organizzato
stamane a Trieste: ben 4.000 i manifestanti che hanno sfilato partendo da
piazzale Oberdan, tanto che il comizio finale, inizialmente previsto in piazza
Orologio, a fianco dell’ingresso della Giunta, si è tenuto in piazza Unità.
«Un segnale forte e chiaro, di
cui la politica deve assolutamente tenere conto, sia a livello nazionale che
qui in regione», commenta la segretaria dellla Fp Cgil Fvg Mafalda Ferletti,
che chiede a Giunta regionale e Anci «segnali concreti per sbloccare la
trattativa sul comparto unico, perché gli incrementi salariali devono tenere
conto di 7 anni di blocco e un adeguamento fermo all’1,2% non è accettabile».
Ferletti, a tale riguardo, segna anche il +5% di aumento con cui si è chiusa la
trattativa nazionale sul contratto Federculture, cui aderisce anche la nostra
Regione. Ma non basta: il rinnovo dovrà anche sciogliere definitivamente i noti
della clausola di salvaguardia, cioè delle garanzie in caso di scioglimento
delle Uti, e della mobilità tra gli enti.
Al di fuori della vertenza sul
comparto, sul tavolo con la
Regione ci sono anche i temi delle asunzioni in sanità, per
colmare il vuoto di 1.000 posti a partire dal 2009, della riqualificazione
degli Oss (operatori socio sanitari) e della modifica della recente legge sugli
educatori. «Tutto questo – conclude Ferletti – ricordando che solo per il
mancato turnover, quindi senza considerare gli effetti del blocco contrattuale,
la Regione ha
risparmiato dal 2009 500 milioni nel comparto e 300 nella sanità, pari a un
taglio annuale, a regime, rispettivamente di 75 e 45 milioni».
Tornando allo sciopero, i dati sulle
adesioni ente per ente vedono percentuali molto alte un po’ ovunque, a partire
dai piccoli comuni, con medie di adesione che si aggirano attorno al 90%.
Attività paralizzata anche per il Comune di Udine, ma anche in altri enti di
medio-grandi dimensioni come Ronchi, e astensioni stimate tra il 60% e il 70%
in Regione e nel comune di Trieste. Tante braccia incrociate, come detto, anche
in sanità (semichiuso il laboratorio prelievi all’ospedale di Pordenone) e in uffici ad elevata incidenza
di precettazione, come il tribunale di Trieste. Più bassa, ma in ogni caso
significativa, la partecipazione tra i soci lavoratori delle cooperative
impegnate negli appalti pubblici, dove nonostante le pressioni delle aziende
sono stati molti addetti gli addetti a scioperare.