Legno, doppio stop per il contratto. Sciopero il 30 ottobre e il 13 novembre
Sedici ore di sciopero per sbloccare la trattativa sul contratto nazionale dell’industria del legno. Le hanno proclamate le segreterie nazionali dei sindacati di categoria Fenaal-Uil, Filca-Cisl e Fillea Cgil, scegliendo per una doppia giornata di astensione dal lavoro: regionale la prima, che in Friuli Venezia Giulia è stata fissata per venerdì 30 ottobre, nazionale la seconda, il 13 novembre (leggi il volantino).
RIPARTE IL TAVOLO La decisione è stata assunta nell’ambito dello stato di agitazione dei sindacati, avviato ad agosto dopo la rottura della trattativa da parte di Federlegno. La mobilitazione punta proprio a sostenere le rivendicazioni sindacali in vista del riavvio del negoziato, previsto per lunedì prossimo, 19 otttobre. «La rottura – denunciano i segretari regionali Massimo Minen (Feneal), Luciano Bettin (Filca) e Massimo Marega (Fillea) – era nata da un atteggiamento sbagliato di Federlegno, che ha continuato a perseguire un modello basato esclusivamente sulla riduzione dei costi e su una gestione unilaterale dell’impresa, anziché cogliere le nostre proposte su qualità del lavoro, investimenti, professionalità e organizzazione. Da qui la mancanza di risposte su temi importanti come ambiente e sicurezza, formazione, diritti, bilateralità, welfare e adeguamenti retributivi, e la chiusura opposta a modelli organizzativi che prevedano partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa, che sarebbe in linea con l’evoluzione connessa a Industria 4.0».
SETTORE STRATEGICO La trattativa riparte in salita, nonostante i segnali di vitalità dati dal settore anche quest’anno: dopo un 2019 chiuso al +5%, infatti, il legno arredo sta tenendo nonostante l’emergenza sanitaria ed economica, anche a fronte di importanti innovazioni organizzative connesse al digitale. Segnali confortanti anche in Friuli Venezia Giulia, la quarta regione in Italia per numero di addetti nel comparto (18mila) e addirittura la terza per il fatturato prodotto, 3,9 miliardi di euro nel 2019, di cui il 75% relativo all’arredo e il 25% al legno. Particolarmente elevato il peso sul manifatturo regionale, pari al 14% in termini di produzione, il più alto a livello nazionale, a conferma della strategicità di un settore che in questo momento, peraltro, registra un ricorso agli ammortizzatori decisamente inferiore alla media degli altri comparti e un andamento occupazionale positivo in diverse importanti aziende».
CONTRATTARE LA RIPRESA «I numeri sono incoraggianti – commentano ancora Minen, Bettin e Marega – ma non stanno favorendo uno sblocco della trattativa, nonostante le importanti aperture del sindacato sui temi della stagionalità e delle percentuali per il ricorso al lavoro somministrato. Fatichiamo a comprendere questo atteggiamento, certi come siamo che le aziende italiane e regionali abbiano maggiori opportunità di essere vincenti nel mondo investendo sulla qualità del lavoro e sull’innovazione di prodotto e di processo, anche attraverso un rinnovo contrattuale capace di valorizzare questi fattori e di dare impulso alla contrattazione a livello aziendale, dove potrebbe svilupparsi un dialogo proficuo sia per la gestione di questa difficile fase – concludono i segretari regionali – sia per porre le basi per un’ulteriore fase di crescita e di sviluppo del comparto».