Lo sciopero per il contratto “svuota” i consorzi di bonifica

Non soltanto un’offerta che prevede aumenti salarialidel 2,7% in 4 anni, giudicata irricevibile dai sindacati. Dietro alla mobilitazione dei lavoratori dei consorzi di bonifica, 10mila a livello nazionale, oltre 220 in Friuli Venezia Giulia, ci sono anche parecchie questioni aperte sulla parte normativa. A partire dai diritti degli avventizi, circa il 10% degli organici medi in regione, sottututelati riguardo a permessi, indennità di malattia e di infortunio, congedi e perdipiù costretti, in base al contratto attuale, alla reiterazione del periodo di prova in caso di riassunzione, senza alcun riconoscimento della professionalità acquisita.
Questi, come hanno spiegato oggi a Udine Claudia Sacilotto (Fai-Cisl), Saverio Scalera (Flai-Cgil) e Alberto Bolognini (Filbi-Uil), i principali nodi di una trattativa segnata da profonde distanze anche in materia di diritti sindacali, previdenza e contrattazione integrativa, anche se lo scoglio principale resta quello della parte economica, visto che l’offerta dei consorzi, rappresentati a livello nazionale dalla Snebi, corrisponde a meno della metà di quanto richiesto dai sindacati. Da qui uno sciopero nazionale con date cadenzate regione per regione, e che in Fvg ha vissuto oggi la sua prima giornata, in attesa di una seconda – in assenza di novità dal tavolo di trattativa – già proclamata per il 28 luglio.
Molto alte le prime percentuali di adesione riscontrate dai sindacati tra i dipendenti dei 3 consorzi operanti in Fvg: Pianura Friulana (Udine), Pianura Isontina (Gorizia) e Cellina Meduna (Pordenone), che contano in tutto 202 dipendenti fissi e oltre 20 avventizi. «Si tratta di vere e proprie sentinelle sul territorio – hanno detto Sacilotto, Scalera e Sfredo – ricordando il loro ruolo fondamentale non soltanto a sostegno dell’agricoltura, ma anche per la salvaguardia e la sicurezza del territorio. Grazie a questi pochi lavoratori e alla loro disponibilità, che va oltre al normale orario di lavoro, le attività agricole, le case, le strade e la popolazione stessa sono più protette e meno esposte ai rischi di alluvioni, esondazioni e altre calamità idrogeologiche». Un ruolo rivendicato con orgoglio dai dipendenti dei tre consorzi, come dimostrano le punte di astensione dal lavoro del 100% già in alcune sedi della Bassa Friulana.