“Macroregioni, guardare oltre i confini per superare la crisi”
«Trieste è una città cerniera tra due grandi macroregioni, quella adriatica e quella alpina, e rappresenta uno snodo fondamentale della sfida europea, sia per quanto riguarda il suo passato che per il ruolo che può e deve giocare nel futuro. Ecco perché guardiamo con grande interesse allo sviluppo di tutta quest’area geografica proiettata verso l’Est e la Mitteleuropa, uno sviluppo al quale anche il sindacato intende dare il suo contributo, anche attraverso un maggiore protagonismo nelle relazioni internazionali e transfrontaliere». Queste le parole con cui Ivan Pedretti, numero uno del Sindacato pensionati Cgil, ha aperto il convegno “Oltre i confini nazionali, una nuova Europa”, tenutosi questa mattina a Trieste alla presenza, tra gli altri, del vicepresidente della Regione Sergio Bolzonello, candidato presidente nelle elezioni del prossimo 29 aprile.
Al centro del dibattito, aperto dalla relazione di Sergio Palmieri, componente del Comitato economico e sociale europeo (Cese), il ruolo della cooperazione transfrontaliera e in particolare quello delle macroregioni. Riconosciute dalla Ue a partire dal 2009, anno di costituzione della macroregione Baltica, queste realtà, pur non essendo finanziate da finanziamenti specifici, possono attingere ai fondi di sviluppo territoriali (Fesr e Interreg) e sostenere quindi importanti progetti transnazionali in particolare in materia di ambiente e ambiente marino (crescita blu), dei trasporti e del turismo sostenibile.
«Scontiamo però dei ritardi – ha spiegato Palmieri – soprattutto per quanto riguarda la macroregione Adriatico-Ionica, che pur essendo stata costituita nel 2014, un anno prima di quella Alpina, è penalizzata dai differenti livelli di sviluppo delle regioni e degli Stati che coinvolge, che comprendono Grecia, le repubbliche della ex Jugoslavia e ovviamente l’Italia, con un ruolo specifico anche per le regioni interessate, tutte quelle del versante adriatico oltre a Calabria e Sicilia, Lombardia,Trentino Alto Adige e Umbria. C’è inoltre la pesante assenza del lavoro tra gli obiettivi al centro delle politiche delle macroregioni». Per quanto riguarda nello specifico il Fvg, alla nostra regione, in partnership con la Serbia, spetta il coordinamento degli interventi in materia di infrastrutture di trasporto, uno dei principali fronti d’intervento nel corso dell’ultima legislatura, dalla terza corsia al polo intermodale di Ronchi, senza dimenticare il sistema portuale e le sue grandi potenzialità di crescita, legate in particolare al nuovo regime di porto franco di Trieste.
«Serve più Europa – ha dichiarato il vicepresidente della Regione Sergio Bolzonello – per rafforzare le prospettive di ripresa, ma anche per ridurre le diseguaglianze tra le diverse aree territoriali, gli strati sociali, le persone. Ma se vogliamo che questi obiettivi siano possibili, e difendere il nostro modello sociale, un modello messo fortemente in discussione dall’esito del voto del 4 aprile, dobbiamo avere un approccio ai progetti comunitari basato su macroazioni e macroprogetti, da calare poi sul territorio. Le macroregioni sono una risposta a questa esigenza».
Assieme alla partita delle infrastrutture, secondo la Cgil, anche le politiche del lavoro (si pensi alla gestione dei flussi transfrontalieri) possono e devono entrare tra i pilastri che guidano le politiche delle macroregioni. «Anche su questo grande tema, come su quello dell’ambiente, della crescita sostenibile e dal nostro punto di vista anche del welfare e dell’immigrazione – ha dichiarato il segretario regionale dello Spi Ezio Medeot – siamo convinti che ragionare in un’ottica capace di superare i confini rappresenti un valore aggiunto. Non solo per la possibilità di avviare grandi progetti transfrontalieri sostenuti da fondi comunitari, ma anche per rafforzare un’ideale di coesione e cooperazione europea che la recessione e le politiche di austerity hanno purtroppo messo gravemente in crisi».