Manifestazione del 10 giugno, un segnale forte anche alla Regione
Non mollare sul fronte del lavoro, perché è questa la vera emergenza: l’appello del sindacato arriva forte e chiaro, stamani da Trieste, dove Cgil, Cisl e Uil regionali si sono date appuntamento per presentare ufficialmente la manifestazione che, dopo diversi anni, li vedrà assieme il 10 giugno a Udine. «Dinnanzi al drammatico aumento della discoccupazione, alla crisi dell’apparato produttivo e alle lacune del nostro welfare – spiegano Franco Belci (Cgil), Giovanni Fania (Cisl) e Giacinto Menis (Uil) – occorre superare le divisioni con senso di responsabilità». In questo senso va anche la piattaforma unitaria già presentata al Governo in vista della manifestazione nazionale prevista per il 22 giugno a Roma.
«La situazione è preoccupante e ci deve vedere in prima linea», spiega Fania, chiedendo che l’attenzione sul lavoro non venga meno, anche in Friuli Venezia Giulia, dove -dati alla mano – le prospettive non sono rosee. Ben venga – per i tre confederali – il cambio di Giunta, ma le priorità restano invariate, a partire da serie politiche industriali e dalla realizzazione delle opere strategiche. A confermarne la necessità sono alcuni dati allarmanti, dalle ore di cassa integrazione autorizzate (2,2 milioni solo ad aprile scorso) al sensibile calo della produzione, non dimenticando il segno meno sulla voce del turismo e dei traffici (primo fra tutti il porto di Monfalcone), ma anche, ad esempio, dei mutui (-52% sul 2011) e di molti segmenti del mercato, come quello immobiliare a meno 17,9%. E le previsioni – riferiscono Cgil, Cisl e Uil – non vanno meglio, se si considera che entro il 2013 – stando alle statistiche – il Pil regionale si ridurrà ulteriormente del 1,1%, dopo aver già perso 6 punti percentuali nel giro di 5 anni.
Di qui la richiesta di interventi urgenti, sapendo che «il rigore non basta a risolvere i problemi, ma servono nuove politiche capaci di promuovere lo sviluppo sostenibile dal punto di vista economico, sociale ed ambientale».
Fronte compatto, dunque, per i sindacati, che lasciano da parte gli anni delle divisioni. «In questo senso – spiega Belci – un passo importante è stato fatto con l’accordo sulla rappresentatività firmato i giorni scorsi. Ci siamo dati strumenti nuovi per governare il dissenso e per regolare le opinioni diverse». Due, in particolare, i punti salienti: l’accertamento della rappresentatività con una soglia di sbarramento del 5% per prendere parte ai tavoli e alla contrattazione (regola che dovrebbe valere anche per i tavoli regionali, attualmente ancora troppo ampi) e l’esigibilità dei contratti con il 50% più uno dei lavoratori interpellati a mezzo referendario.
Quanto alle richieste, valide anche per la Regione, è Menis a riassumerne alcune per tutti, mettendo in testa il lavoro: rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, politiche industriali e di defiscalizzazione, supporto al tessuto della piccola impresa, opere strategiche, disboscamento dei doppioni.