Matrimoni gay, la battaglia civile dei sindaci va sostenuta
«Dietro alla scelta dei sindaci di Udine, Pordenone, Trieste sulla registrazione dei matrimoni gay non c’è arbitrarietà, ma il pieno esercizio del proprio ruolo, in modo democratico, per condurre una battaglia civile in difesa dei diritti e contro ogni tipo di discriminazione». E’ quanto dichiara il segretario generale della Cgil Franco Belci, che esprime il suo sostegno ai sindaci di fronte alle critiche espresse nei loro confronti dai vescovi delle rispettive città: «La Chiesa – dichiara il segretario della Cgil – è libera di esprimere una posizione diversa, ribadendo di considerare come famiglia solo quella nata dal matrimonio tra uomo e donna. Ma non stiamo parlando di matrimoni religiosi, e la Chiesa non può pretendere di negare un riconoscimento giuridico al matrimonio tra persone dello stesso sesso, perché queste sono scelte che appartengono alla libertà individuale, ed è preciso compito di uno stato che voglia definirsi democratico garantire pari dignità a tutte le unioni, nel momento in cui queste abbiano un riconoscimento pubblico».
Belci invita i vescovi a «non barricarsi dentro trincee anacronistiche per difendere scelte discriminatorie sul piano dei diritti, per aprirsi al dialogo, nella consapevolezza che il processo civile e democratico pone tutti noi, Chiesa compresa, di fronte a nuove sfide». Sfide raccolte da papa Francesco, ma che incontra invece una strenua resistenza in larga parte della Chiesa e dei vescovi.