Mercato del lavoro, 12.000 i posti persi rispetto al 2008
«Non sappiamo se l’errore sia dovuto a superficialità o a ottimismo, ma quella fatta dall’assessore al Lavoro è una lettura sbagliata dei dati Istat». Il segretario regionale della Cgil Franco Belci commenta così le cifre fornite ieri dall’assessore Rosolen, secondo le quali, sia pure in un contesto generale di crescita della disoccupazione, il numero degli occupati sarebbe in aumento nell’industria e nel commercio.
«L’incremento di 4.000 addetti nell’industria e di 5.000 nel commercio di cui parla l’assessore – commenta Belci – risulta dal confronto tra il secondo trimestre del 2009 e lo stesso periodo del 2008, che non ha molto senso dal punto di vista statistico. Più attendibile il confronto tra i valori medi annuali, dal quale emerge che tutti i settori perdono occupati: rispetto al 2008 l’industria perde 5.000 posti, l’agricoltura 3.000 e il terziario 4.000, nonostante la tenuta del commercio. Complessivamente i posti persi sono 12.000, se teniamo conto della media 2009, 16.000 se ci riferiamo solo ai dati del secondo trimestre. Inutile quindi fare eccezioni per questo o quel settore, che del resto sono pienamente smentite dalla realtà dei fatti».
Ma Belci va oltre, invitando
La Cgil, in ogni caso, riconosce all’assessorato al Lavoro una concreta disponibilità al confronto con le parti sociali, «decisamente superiore» a quella dimostrata dal resto della Giunta. «Salvo isolate eccezioni legate alla buona volontà individuale e alle pressioni del sindacato – osserva Belci – dobbiamo constatare un preoccupante vuoto nelle relazioni con l’esecutivo. Vero che a settembre c’è stata la convocazione del tavolo anticrisi, ma manca ancora quel quadro certo di regole di concertazione che avevamo chiesto formalmente assieme alle organizzazioni imprenditoriali nel giugno scorso, senza ricevere finora alcuna risposta ufficiale da parte del presidente. Non si tratta di questioni di forma, ma di dare coerenza al confronto tra Regione e parti sociali nei vari settori, ancora più necessario in tempi di crisi, nei quali è unanimemente riconosciuta la necessità di coordinare gli interventi per cercare un’uscita salvaguardando il più possibile livelli occupazionali e di reddito. Tondo non può limitarsi agli appelli alla coesione: essa va costruita, non predicata. E per farlo serve il confronto con le parti sociali. Se lo si vuole evitare, lo si dica, Almeno sapremo che si tratta solo di parole».