Mercato del lavoro, l’Istat rifà i conti
L’Istat rifà i conti sul mercato del lavoro. Rivedendo al
ribasso, in base ai nuovi criteri di rilevazione applicati a partire dal 2021, i
precedenti dati, e in particolare quelli relativi al 2020, anno nel quale, prima
della revisione dei criteri, in regione era stato addirittura rilevato un
sensibile incremento degli occupati, nonostante la pandemia.
ribasso, in base ai nuovi criteri di rilevazione applicati a partire dal 2021, i
precedenti dati, e in particolare quelli relativi al 2020, anno nel quale, prima
della revisione dei criteri, in regione era stato addirittura rilevato un
sensibile incremento degli occupati, nonostante la pandemia.
I dati del 2021 e le nuove serie storiche 2018-2021, elaborate
dalla Cgil Friuli Venezia Giulia e disponibili nella sezione Osservatorio di
questo sito, evidenziano un numero più basso di occupati rispetto ai precedenti
in tutto il triennio 2018-2020. Se per il 2018 e il 2019 le medie annuali
scendono rispettivamente a 507.100 e 508.100 occupati, oltre 3mila in meno
rispetto alle precedenti rilevazioni, nel 2020 la riduzione è ancora più
consistente: se la precedente media annuale era di 513.600 occupati, con i
nuovi criteri si è scesi a 506.200, evidenziando quel calo (anche se lieve)
rispetto al 2019 che un po’ tutti gli osservatori si sarebbero attesi già lo
scorso anno, quando vennero diffusi i dati aggiornati al quarto trimestre 2020.
dalla Cgil Friuli Venezia Giulia e disponibili nella sezione Osservatorio di
questo sito, evidenziano un numero più basso di occupati rispetto ai precedenti
in tutto il triennio 2018-2020. Se per il 2018 e il 2019 le medie annuali
scendono rispettivamente a 507.100 e 508.100 occupati, oltre 3mila in meno
rispetto alle precedenti rilevazioni, nel 2020 la riduzione è ancora più
consistente: se la precedente media annuale era di 513.600 occupati, con i
nuovi criteri si è scesi a 506.200, evidenziando quel calo (anche se lieve)
rispetto al 2019 che un po’ tutti gli osservatori si sarebbero attesi già lo
scorso anno, quando vennero diffusi i dati aggiornati al quarto trimestre 2020.
Quanto ai dati del 2021, ovviamente stilati in base ai nuovi
criteri di rilevazione, lo scorso anno si è chiuso con una media di 510.300
occupati, 4.200 in più rispetto al 2020, incremento riferito quasi
esclusivamente all’occupazione femminile (+4.100), mentre è sostanzialmente stabile
(+100) quella maschile. A livello territoriale gli occupati aumentano in tutte
le province, con l’unica eccezione di Trieste, dove si registra un calo di
mille unità nel confronto tra il 2021 e l’anno precedente (ma Trieste era anche
l’unica provincia ad aver chiuso con il segno più il 2020). Stabile al 5,7% il
tasso di disoccupazione, ma a fronte di un incremento di 4.500 unità nella
forza lavoro, quindi di una maggiore propensione all’occupazione. Permane,
nonostante l’incremento delle occupate, un significativo gap tra disoccupazione
maschile (4,3%) e femminile (7,4%).
criteri di rilevazione, lo scorso anno si è chiuso con una media di 510.300
occupati, 4.200 in più rispetto al 2020, incremento riferito quasi
esclusivamente all’occupazione femminile (+4.100), mentre è sostanzialmente stabile
(+100) quella maschile. A livello territoriale gli occupati aumentano in tutte
le province, con l’unica eccezione di Trieste, dove si registra un calo di
mille unità nel confronto tra il 2021 e l’anno precedente (ma Trieste era anche
l’unica provincia ad aver chiuso con il segno più il 2020). Stabile al 5,7% il
tasso di disoccupazione, ma a fronte di un incremento di 4.500 unità nella
forza lavoro, quindi di una maggiore propensione all’occupazione. Permane,
nonostante l’incremento delle occupate, un significativo gap tra disoccupazione
maschile (4,3%) e femminile (7,4%).