Occupazione giovanile, l’allarme riguarda anche il Fvg
Sono sempre più irritanti le affermazioni di esponenti del Governo, a cominciare dal Presidente del Consiglio, sull’occupazione giovanile. Prima di preoccuparsi di cambiare lavoro i giovani vorrebbero averne uno. Del resto i dati relativi al mercato del lavoro, in un Paese dove la disoccupazione giovanile tocca il 30,1% (fascia 15-24 anni) e dove una precarietà sempre più diffusa nega a centinaia di migliaia di giovani qualsiasi prospettiva di futuro, personale e professionale, si incaricano di smentire quelle fastidiose esternazioni.
L’allarme riguarda anche la nostra regione, nonostante la situazione si presenti migliore rispetto alla media nazionale. Nella fascia 15-24 anni la disoccupazione si attestava nel 2010 al 18%: un dato sensibilmente più basso rispetto a quello nazionale, ma comunque preoccupante e in sicuro aumento nel 2011. Le dinamiche di medio-lungo periodo, tra l’altro, ci dicono che il numero di occupati nella fascia 15-34 anni è sceso da 167mila a 133mila unità dal 2004 al 2010: da un occupato su 3, in sostanza, a poco più di 1 su 4.
Tutto questo in un quadro sempre più segnato dalla precarietà, se è vero come è vero che nel 2011 le assunzioni a tempo indeterminato sono state complessivamente soltanto il 10,9% del totale, contro il 48% dei contratti a termine, il 16% del lavoro somministrato (interinali) e il 10,9% dei parasubordinati.
In questa situazione hanno infatti un ruolo determinante le politiche pubbliche: fatti, non parole in libertà. E il Governo non ne ha messi in campo molti su questo fronte. Per quanto riguarda la Regione, sono indubbiamente positivi i dati relativi alle domande di incentivi per le assunzioni dei disoccupati e la stabilizzazione dei precari resi pubblici nei giorni scorsi dall’assessore Brandi. È su questa strada che, in tempi di crisi, occorre investire per offrire ai giovani una possibilità di buona occupazione. Ma è necessario che le imprese mutino prospettiva: dovrebbe essere loro interesse preoccuparsi più di assunzioni che di licenziamenti, soprattutto dopo aver giudicato positivo l’innalzamento dell’età pensionabile.