Pari opportunità, la Regione cala la scure

La scure si abbatte ancora e colpisce anche la Commissione regionale alle Pari opportunità. Le ragioni di questo giudizio si individuano nelle molte proposte di modifica che si vogliono apportare con la prossima Finanziaria alla legge regionale istitutiva della Commissione che viene messa di fatto “sotto tutela”.
Fortemente limitata l’attività della medesima e tagliati molti fondi a disposizione. Parole come “eguaglianza” e “parità sociale” scompaiono, così come le parole “diretta ed indiretta” non vengono più associate a “discriminazione” quasi che anni di dibattito politico e culturale non fossero stati sufficienti per far comprendere il significato delle stesse. Gravissima l’abolizione della possibilità di promuovere indagini che riguardino le donne immigrate, forse perché le stesse non possono essere considerate “donne” a tutti gli effetti.
Tra i criteri di individuazione delle commissarie viene tolto quello di “riconosciuta rappresentatività regionale” e specificatamente per le organizzazioni regionali degli imprenditori e dei lavoratori e lavoratrici “la maggiore rappresentatività”: probabilmente l’obiettivo è quello di colpire alcune organizzazioni rispetto ad altre ricorrendo di fatto alla discrezionalità politica. Un senso della democrazia davvero sorprendente che se sommato ad un’altra eccellente abrogazione, quello di non poter più disporre di idonei strumenti di informazione delle proprie funzioni, richiama una nuova “misoginia di ritorno”.
Ci chiediamo quale fastidio possono dare quelle norme che si vogliono cancellare e dove sono andati a finire gli impegni del presidente della Giunta regionale, quando nel suo discorso di programma parlava di “rimuovere gli ostacoli”, “far perno sulle donne, che devono contribuire sempre più alla determinazione delle finalità della nostra comunità, e definire in prima persona la proposta politica, perchè costituiscono la forza positiva di ogni società” “una presenza delle donne significativa e qualificante a tutti i livelli”  e ribadiva che “annullare le differenze sarebbe una nuova discriminazione, perchè mortificherebbe quelle identità di genere che nel loro positivo dialogo costruiscono una comunità civile aperta e impegnata”.
Per queste ragioni quelle proposte di modifica non trovano fondamento alcuno e chiediamo di ritirarle.
GIULIANA PIGOZZO – Segreteria regionale Cgil
IRIS MORASSI – Segreteria regionale Cisl
LUISA FAZZINI – Segreteria regionale UIL