Patto generazionale per il lavoro? Ecco le nostre condizioni
L’assessore al lavoro ci ha preannunciato nei giorni scorsi
una convocazione del tavolo di concertazione per definire un accordo sul “patto
generazionale”. Ma Tondo, preso dall’ansia elettorale, lo ha presentato come
propria iniziativa già operativa.
Non si tratta solo una questione di stile ma
di rispetto delle parti sociali. Se servono solo per fare da contorno a uno
spot elettorale, la Cgil
non si presterà al gioco. Se invece si discuterà di contenuti, pur nella
consapevolezza che dall’accordo potrà venire solo un contributo marginale
all’occupazione, non ci sottrarremo al confronto. Ponendo però alcune
condizioni che vogliamo rendere fin d’ora chiare al Presidente e all’assessore
per evitare prese in giro:
1) il “patto” dovrà riguardare soltanto lavoratori a
due-tre anni dalla pensione e non, genericamente, gli over 50 sui quali
potrebbero essere esercitate dalle aziende pressioni per ridurre a regime l’orario
di lavoro risparmiando sui contributi;
2) i contratti di assunzione dei giovani
dovranno essere a tempo indeterminato;
3) dovranno essere conservate al
lavoratore “anziano” che accede al part time mansioni e trattamento economico;
4) data per scontata la volontarietà della scelta, dev’esserci un accordo con le
rappresentanze aziendali che individui fabbisogni, criteri e professionalità per
l’assunzione dei giovani;
5) col pensionamento del lavoratore “anziano”, il
giovane dovrà essere assunto a tempo pieno.
A queste condizioni, pur con la
consapevolezza che la questione viene usata elettoralmente, ci potrà essere una
nostra adesione.
Franco Belci, segretario generale Cgil Fvg