Pensioni e blocco della perequazione, occhio alla prescrizione!
Arretrati ai pensionati colpiti dal blocco delle rivalutazioni nel
biennio 2012-2013? La misura non rientra nell’ambito di quelle previste a
favore dei pensionati dalla Finanziaria 2017, fresca di approvazione in
Parlamento, ma un nuovo intervento legislativo in materia di
perequazione non è escluso. Per poter rivendicare pienamente gli
arretrati maturati, però, i pensionati devono inviare una raccomandata
alla sede Inps della propria provincia entro il 31 dicembre 2016,
chiedendo la rivalutazione integrale del proprio assegno e il
riconoscimento degli importi arretrati.
Questo l’invito che le
segreterie regionali Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil rivolgono ai
pensionati del Fvg colpiti dal decreto Monti-Fornero, che nel biennio
2012-2013 congelò la rivalutazione di tutti gli assegni superiori a 3
volte la pensione minima (1.405 euro nel 2011, oggi 1.500 euro lordi).
Premesso che sono circa 150mila, pari al 40% del totale, i pensionati
della nostra regione penalizzati dalle mancate rivalutazioni, i
sindacati pensionati ricordano che sulla materia dovrà nuovamente
pronunciarsi la Corte Costituzionale, che già nel 2015 aveva decretato
l’illegittimità del “blocco”.
La questione di incostituzionalità è
stata sollevata dai sindacati pensionati anche sul decreto 65/2015,
approvato dopo la sentenza della Consulta, decreto che ha riconosciuto
rivalutazioni e arretrati in misura molto parziale rispetto a quelli che
si sarebbero ottenuti applicando i criteri di perequazione antecedenti
al blocco. Questa la tesi su cui poggiano i ricorsi pilota promossi a
livello nazionale dai sindacati, i quali sconsigliano, invece, la strada
dei ricorsi in sede amministrativa nei confronti dell’Inps, «dal
momento che l’istituto si limita ad applicare, nel calcolo degli
assegni, la legge vigente», spiegano i segretari regionali Ezio Medeot
(Spi-Cgil), Renato Pizzolitto (Fnp-Cisl) e Magda Gruarin (Uilp-Uil).
Solo
una nuova legge, conseguente a una nuova, eventuale “bocciatura” da
parte della Corte Costituzionale, potrà stabilire percentuali di
rivalutazione più elevate e arretrati più ingenti. Anche in presenza di
una nuova norma, però, l’Inps potrebbe contestare il venir meno del
diritto a restituzioni sui ratei risalenti a 5 anni o più, visto che in
materia di pensioni vige la prescrizione quinquennale: da qui la
necessità della raccomandata per rivendicare gli arretrati maturati fin
da gennaio 2012, il primo mese di applicazione del blocco. «Le nostre
sedi provinciali e territoriali – concludono Medeot, Pizzolitto e
Gruarin – sono a disposizione dei pensionati per ulteriori informazioni
ed eventualmente per assisterli nell’invio della raccomandata».
biennio 2012-2013? La misura non rientra nell’ambito di quelle previste a
favore dei pensionati dalla Finanziaria 2017, fresca di approvazione in
Parlamento, ma un nuovo intervento legislativo in materia di
perequazione non è escluso. Per poter rivendicare pienamente gli
arretrati maturati, però, i pensionati devono inviare una raccomandata
alla sede Inps della propria provincia entro il 31 dicembre 2016,
chiedendo la rivalutazione integrale del proprio assegno e il
riconoscimento degli importi arretrati.
Questo l’invito che le
segreterie regionali Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil rivolgono ai
pensionati del Fvg colpiti dal decreto Monti-Fornero, che nel biennio
2012-2013 congelò la rivalutazione di tutti gli assegni superiori a 3
volte la pensione minima (1.405 euro nel 2011, oggi 1.500 euro lordi).
Premesso che sono circa 150mila, pari al 40% del totale, i pensionati
della nostra regione penalizzati dalle mancate rivalutazioni, i
sindacati pensionati ricordano che sulla materia dovrà nuovamente
pronunciarsi la Corte Costituzionale, che già nel 2015 aveva decretato
l’illegittimità del “blocco”.
La questione di incostituzionalità è
stata sollevata dai sindacati pensionati anche sul decreto 65/2015,
approvato dopo la sentenza della Consulta, decreto che ha riconosciuto
rivalutazioni e arretrati in misura molto parziale rispetto a quelli che
si sarebbero ottenuti applicando i criteri di perequazione antecedenti
al blocco. Questa la tesi su cui poggiano i ricorsi pilota promossi a
livello nazionale dai sindacati, i quali sconsigliano, invece, la strada
dei ricorsi in sede amministrativa nei confronti dell’Inps, «dal
momento che l’istituto si limita ad applicare, nel calcolo degli
assegni, la legge vigente», spiegano i segretari regionali Ezio Medeot
(Spi-Cgil), Renato Pizzolitto (Fnp-Cisl) e Magda Gruarin (Uilp-Uil).
Solo
una nuova legge, conseguente a una nuova, eventuale “bocciatura” da
parte della Corte Costituzionale, potrà stabilire percentuali di
rivalutazione più elevate e arretrati più ingenti. Anche in presenza di
una nuova norma, però, l’Inps potrebbe contestare il venir meno del
diritto a restituzioni sui ratei risalenti a 5 anni o più, visto che in
materia di pensioni vige la prescrizione quinquennale: da qui la
necessità della raccomandata per rivendicare gli arretrati maturati fin
da gennaio 2012, il primo mese di applicazione del blocco. «Le nostre
sedi provinciali e territoriali – concludono Medeot, Pizzolitto e
Gruarin – sono a disposizione dei pensionati per ulteriori informazioni
ed eventualmente per assisterli nell’invio della raccomandata».