Pensioni, via alla mobilitazione anche in Fvg

Domani a Udine e mercoledì a Pordenone. Questi i primi due appuntamenti, in regione, della mobilitazione unitaria promossa da Cgil, Cisl e Uil per chiedere di riscrivere la legge Fornero. Si tratta di due presidi, organizzati davanti alle sedi delle rispettive prefetture, dalle 10 alle 12 di domani (martedì 13 ottobre) a Udine e dalle 11 di mercoledì (14 ottobre) a Pordenone. Seguiranno Gorizia e Trieste, con date che verranno definite nei prossimi giorni.
«La nostra – spiega il segretario regionale della Cgil Franco Belci – è una mobilitazione che nasce dalla constatazione del fallimento
della riforma Fornero. Una riforma che ha danneggiato pesantemente non soltanto
i pensionati di oggi e di domani, ma tutto il mondo del lavoro. Il fatto che il
Governo rinunci ancora una volta a intervenire sulla materia allarga
ulteriormente le sue distanze rispetto ai lavoratori e ai pensionati,
soprattutto in relazione alle aspettative degli esodati e dei giovani,
condannati a un presente di disoccupazione o di precarietà e a un futuro di
pensioni da fame. Futuro che potrà migliorare soltanto introducendo un importo
minimo di garanzia per le pensioni contributive, come chiesto dai sindacati e
come previsto da un vecchio accordo col Governo Prodi, stracciato da Berlusconi.
Troviamo inaccettabile che su tutto questo il presidente del Consiglio si
trinceri dietro alla scusa di non possedere dati certi: l’unico vero motivo è
che manca la volontà di intervenire e che si continua a far cassa sulla
previdenza».
Con le manifestazioni di martedì e mercoledì entra nel vivo anche in Friuli Venezia Giulia la battaglia dei sindacati confederali contro una riforma, la legge Fornero, giudicata da Cgil-Cisl-Uil «la più colossale operazione di cassa sul sistema previdenziale italiano», con pesantissime ripercussioni anche sull’occupazione giovanile. Tra le modifiche sollecitate nei confronti di Governo e Parlamento l’accesso alla pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età, la flessibilità in uscita dopo i 62 anni e i 35 di anzianità, l’introduzione della quota “100, una maggiore gradualità per le donne e l’introduzione di correttivi al metodo di calcolo contributivo, per preservare il valore delle pensioni future. Cgil, Cisl e Uil chiedono inoltre il ripristino del fondo esodati, la cui cancellazione ha lasciato scoperti 50mila lavoratori, e ribadiscono un fermo “no” al ricalcolo contributivo delle pensioni in essere.