Piano rilancia-impresa, da Paniccia prediche fuori luogo
A leggere le dichiarazioni di Massimo Paniccia, presidente di Confapi Fvg, sul piano Rilancimpresa della Regione, verrebbe da pensare che le Pmi se la passino benissimo e non abbiano bisogno di alcun sostegno. Mettersi a disquisire, di fronte ad un intervento che prevede l’investimento di ingenti risorse, sul fatto che esse non debbano essere inserite all’interno di un quadro di “pianificazione”, bensì di “programmazione”, mi pare un atteggiamento inadeguato all’urgenza delle risposte che la crisi richiede anche per le Pmi, dalle reti d’impresa agli incentivi al dimensionamento. E si fa torto alla realtà quando ci si aggrappa al fatto che “non c’è bisogno di una guida pubblica” per affrontare la crisi, che sarebbe addirittura stata favorita da “un’eccessiva espansione del settore pubblico e da una sua invadenza nella sfera del privato”.
Si tratta di un’ideologia anacronistica che ripropone posizioni da anni ’80: del resto non si può far finta di ignorare che sono state riversate dal pubblico centinaia di milioni per sostenere banche e imprese. Troppo facile incassare soldi pubblici e rivendicare mano libera. Forse, invece di enunciare improbabili e anacronistiche teorie, Paniccia avrebbe potuto dare un contributo più incisivo all’industria regionale nel corso sua lunga gestione da Presidente di Mediocredito che, come si ricorderà, è stata messa invece più volte in discussione da Bankitalia e che ha oscillato altrettanto a lungo tra dismissione e ricapitalizzazione, dando la percezione di scarsa chiarezza di idee. Dunque, prima di fare le prediche, bisognerebbe chiedersi se è il caso di salire sul pulpito.
Franco Belci, segretario generale Cgil Fvg