Piazze calde, appello Cgil-Cisl-Uil: dati allarmanti, serve responsabilità da parte di tutti
Da un lato la «piena solidarietà a tutti gli imprenditori e ai lavoratori più colpiti dalle restrizioni del Dpcm del 25 ottobre», ma anche la consapevolezza di un «quadro epidemiologico e sanitario che richiede misure straordinarie, per quanto dolorose». A esprimerle sono Cgil, Cisl e UIl del Friuli Venezia Giulia, con i segretari regionali Villiam Pezzetta, Alberto Monticco e Giacinto Menis, che lanciano un appello al senso di responsabilità di tutti gli attori in campo, dalle istituzioni fino alle associazioni di rappresentanza, e alla collaborazione reciproca. «Criticare i contenuti di leggi e decreti – dichiarano – non è soltanto legittimo, ma l’essenza stessa della democrazia. In fasi critiche come queste, però, vanno evitate strumentalizzazioni e forzature che finiscano per minare quella coesione sociale mostrata dal Paese e dalla regione durante la prima ondata dell’epidemia, senza proporre o disporre, peraltro, alcuna misura utile a migliorare la situazione».
Il timore è che anche il Friuli Venezia Giulia possa divenire teatro di fatti ed episodi come quelli che si sono verificati nei giorni scorso in altre parti del paese, «con l’ingresso in campo di soggetti interessati solo a trasformare il dissenso in rabbia e in una violenza fine a se stessa». Una deriva, questa, che si è temuta anche lunedì sera a Trieste. «Il rischio – rimarcano Pezzetta, Monticco e Menis – è che la violenza oscuri le parole e le legittime rivendicazioni di chi manifesta, si tratti di imprenditori o di lavoratori come quelli dello spettacolo, che venerdì 30 ottobre saranno in piazza a Trieste, su iniziativa dei sindacati di categoria di Cgil-Cisl-Uil, per lanciare un grido d’allarme sulla durissima situazione del loro settore, tra i più colpiti assieme ai pubblici esercizi, al turismo e agli appalti, dove sono centinaia di migliaia i posti a rischio e i lavoratori che stanno già subendo, pur con il paracadute degli ammortizzatori, pesanti riduzioni di reddito. Sono situazioni che richiedono l’estensione e il rafforzamento delle misure di sostegno per imprese e lavoratori, con tempi più rapidi rispetto agli scorsi mesi, perché la spia della riserva è accesa da troppo tempo».
La massima attenzione alle ragioni dell’economia e del lavoro, però, non può oscurare l’esigenza di mettere in campo misure capaci di contrastare la crescita dell’epidemia e di allentare una pressione già forte sul sistema sanitario. «Il primo luglio scorso – dichiarano ancora i segretari regionali – questa regione contava 6 ricoveri nei reparti Covid e nessuno in terapia intensiva. Siamo risaliti a oltre 160 ospedalizzati, di cui più di 30 nelle terapie intensive, 7 volte in più rispetto all’inizio del mese e con un livello di occupazione dei posti che già si assesta sopra la metà dei picchi toccati tra marzo e aprile, e in una situazione ancora di forte crescita dei contagi. Se questi numeri non bastassero, ricordiamo che il tasso di tamponi positivi è salito spesso sopra al 10%, contro lo 0,1% del 1° luglio e l’1,3% del 1° ottobre».
Questi numeri, per i sindacati, «impongono atteggiamenti che tengano conto non solo delle preoccupazioni, condivise da tutti, sulla tenuta economica e occupazionale, ma anche del quadro epidemiologico e dello stato del sistema sanitario». Da qui l’appello finale «al senso di responsabilità e a una collaborazione attiva tra tutti i soggetti in campo, sia nel rapporto col Governo centrale, sia nel dialogo tra Regione e parti sociali, attivando i due tavoli specifici su economia-lavoro e sanità già richiesti da Cgil, Cisl e Uil al presidente e all’assessore competente, nella ricerca di soluzioni condivise, capaci di tutelare la vita e la salute di tutti contenendo il più possibile gli effetti sulle imprese e sull’occupazione, nel quadro di una coesione sociale fondamentale per superare questa prova e accelerare il ritorno alla normalità».