Precari, dal 2009 meno di 3.000 assunzioni con gli incentivi regionali
Appaiono sconcertanti le dichiarazioni del capogruppo regionale della Lega Nord Danilo Narduzzi sulla necessità di limitare agli italiani gli incentivi per la stabilizzazione dei lavoratori precari.
L’area dell’instabilità occupazionale (considerando una parte di lavoratori parasubordinati, di interinali, una parte di lavoratori a tempo determinato, e una parte di coloro che da lungo tempo sono a cerca di occupazione) in questa regione riguarda almeno 65.000 persone, escludendo dal calcolo l’area del lavoro nero (almeno 50.000 posizioni) e i lavoratori in cassa integrazione o mobilità. A fronte di questa enorme platea, gli incentivi alle assunzioni previsti dalle leggi regionali 18/2005 e 11/2003 hanno riguardato, a partire dal primo trimestre 2009, 2.855 persone. Ciò significa che la strumentazione legislativa incide per il 4% sull’area della precarietà occupazionale.
Questo per dire che siamo in presenza di uno strumento utile, ma che riesce a dare risposte solo a una ristretta minoranza di precari. Noi ci aspetteremmo che la politica si interrogasse sull’efficacia degli strumenti di cui si dota, su quante persone coinvolge, su come sia composta la platea di possibili interessati, sui mutamenti del tessuto produttivo e la crescente precarizzazione del lavoro ad essi legata.
Ci pare invece un grave errore coltivare l’egoismo e lo scontro sociale tra i cittadini del Fvg e chi proviene da altri stati o addirittura da altre regioni. Un errore perché la grande maggioranza delle persone rimane già ora senza aiuto e la risoluzione di questo problema epocale non può prescindere dalla capacità di lettura articolata e attenta delle dinamiche reali della produzione e del mondo del lavoro.
Di sicuro i precari non si aiutano fomentando le discriminazioni tra italiani e immigrati in materia di welfare e mercato del lavoro. Piuttosto che fomentare la rabbia e la conflittualità sociale – tra italiani e immigrati, o tra lavoratori “tutelati” e precari – con l’unico obiettivo di aumentare il proprio consenso elettorale, compito della politica sarebbe quello di impegnarsi per risolvere concretamente i problemi delle persone. Altrimenti non si fa che alimentare la loro sfiducia nei confronti delle istituzioni. Questo dovrebbe essere il limite da ristabilire nella politica, in un Paese in cui di limiti sembrano ormai esserne saltati fin troppi.
Gianni Bertossi, coordinatore regionale Nidil Cgil