Precari della scuola senza stipendio: la Cgil scrive al Prefetto di Trieste
Due mesi di lavoro, ma ancora niente stipendio. Vittime di questa situazione non i dipendenti di un’azienda in crisi, ma il personale precario delle scuole pubbliche del Fvg, che attende ancora la paga di settembre. A denunciarlo il segretario regionale della Flc-Cgil Adriano Zonta, in una lettera inviata al prefetto di Trieste (e commissario di Governo per il Fvg) Francesca Adelaide Garufi, girata anche alla Giunta e all’Ufficio scolastico regionale.
Il problema, che non riguarda soltanto questa regione, è già stato più volte segnalato dai sindacati al ministero, ma senza alcun esito. Infatti lo scarico di responsabilità in atto tra i ministeri coinvolti – Istruzione e Tesoro – e il gestore del sistema informatico ha determinato lo stallo della situazione. Il personale precario, quindi, continua a prestare il proprio servizio affrontando pesanti difficoltà economiche: problemi nel far fronte ai consumi, alle scadenze come affitti, mutui o bollette, a pagarsi il costo dei trasporti, in particolare per i tanti che lavorano lontano da casa.
A dispetto della tanto acclamata sburocratizzazione, denuncia ancora la Cgil, la riorganizzazione del pubblico impiego, anche nella scuola, presenta evidenti e gravi limiti: «Sono aumentati i carichi di lavoro – spiega ancora Zonta – in particolare nelle segreterie, dove sono stati operati i tagli più pesanti, e sono aumentati i tempi di svolgimento delle pratiche, perché gli strumenti di cui le scuole sono dotate, in molti casi, risultano obsoleti e la rete informatica spesso inadeguata. Tutto ciò ricade soprattutto sugli “ultimi”, cioè sul personale precario, precario nel lavoro e purtroppo anche nello stipendio». Da qui l’appello al prefetto «affinché venga risolta questa grave situazione e sia riconosciuto il giusto salario a chi opera nella scuola, per la dignità dei lavoratori e dell’istruzione pubblica, oltre che per eliminare, all’origine, il rischio che si aggravi un disagio sociale già pesante».
Il problema, che non riguarda soltanto questa regione, è già stato più volte segnalato dai sindacati al ministero, ma senza alcun esito. Infatti lo scarico di responsabilità in atto tra i ministeri coinvolti – Istruzione e Tesoro – e il gestore del sistema informatico ha determinato lo stallo della situazione. Il personale precario, quindi, continua a prestare il proprio servizio affrontando pesanti difficoltà economiche: problemi nel far fronte ai consumi, alle scadenze come affitti, mutui o bollette, a pagarsi il costo dei trasporti, in particolare per i tanti che lavorano lontano da casa.
A dispetto della tanto acclamata sburocratizzazione, denuncia ancora la Cgil, la riorganizzazione del pubblico impiego, anche nella scuola, presenta evidenti e gravi limiti: «Sono aumentati i carichi di lavoro – spiega ancora Zonta – in particolare nelle segreterie, dove sono stati operati i tagli più pesanti, e sono aumentati i tempi di svolgimento delle pratiche, perché gli strumenti di cui le scuole sono dotate, in molti casi, risultano obsoleti e la rete informatica spesso inadeguata. Tutto ciò ricade soprattutto sugli “ultimi”, cioè sul personale precario, precario nel lavoro e purtroppo anche nello stipendio». Da qui l’appello al prefetto «affinché venga risolta questa grave situazione e sia riconosciuto il giusto salario a chi opera nella scuola, per la dignità dei lavoratori e dell’istruzione pubblica, oltre che per eliminare, all’origine, il rischio che si aggravi un disagio sociale già pesante».