Reddito di cittadinanza, Cgil Fvg all’attacco: risposta insufficiente
Il reddito di cittadinanza non è la risposta alla crescita della
povertà nella nostra regione e tantomeno alla necessità di
rilanciare l’occupazione. A dirlo non soltanto una percentuale di
bocciatura delle domande esaminate che si attesta attorno al 35%, ma
anche i ritardi nell’esame delle richieste, soprattutto quelle
presentate da stranieri in possesso dei requisiti di residenza, e la
sua scarsa incisività sul terreno delle politiche attive del lavoro.
A denunciarlo la Cgil regionale del Fvg a margine di un seminario
organizzato oggi a Udine dal dipartimento welfare, con l’obiettivo
di tracciare un bilancio sull’andamento delle domande e sui primi
risultati della misura.
povertà nella nostra regione e tantomeno alla necessità di
rilanciare l’occupazione. A dirlo non soltanto una percentuale di
bocciatura delle domande esaminate che si attesta attorno al 35%, ma
anche i ritardi nell’esame delle richieste, soprattutto quelle
presentate da stranieri in possesso dei requisiti di residenza, e la
sua scarsa incisività sul terreno delle politiche attive del lavoro.
A denunciarlo la Cgil regionale del Fvg a margine di un seminario
organizzato oggi a Udine dal dipartimento welfare, con l’obiettivo
di tracciare un bilancio sull’andamento delle domande e sui primi
risultati della misura.
PRECARI
AL SERVIZIO DI PRECARI. «Tra le criticità che il reddito di
cittadinanza non risolve – spiega Rossana Giacaz, responsabile
welfare della segreteria regionale – c’è la situazione dei
centri per l’impiego e dei servizi sociali dei comuni,
caratterizzata da un progressivo calo degli organici e da un
crescente ricorso a dipendenti precari, assunti a termine o da
agenzie interinali, o addirittura esterni, come avviene nell’ambito
dei servizi sociali. Chi lavora in questi settori, fondamentali per
una risposta più efficace al disagio e alla disoccupazione, o non
viene sostituito quando va in pensione o in malattia, oppure viene
sostituito da lavoratori precari o attraverso appalti. Addirittura
paradossale, poi, che gli stessi navigator, ingaggiati come tutor e
supervisori sulle pratiche di reddito di cittadinanza, lavorino con
contratti a termine. In sostanza abbiamo precari che dovrebbero
aiutare altri precari a trovare lavoro, un vero e proprio corto
circuito».
AL SERVIZIO DI PRECARI. «Tra le criticità che il reddito di
cittadinanza non risolve – spiega Rossana Giacaz, responsabile
welfare della segreteria regionale – c’è la situazione dei
centri per l’impiego e dei servizi sociali dei comuni,
caratterizzata da un progressivo calo degli organici e da un
crescente ricorso a dipendenti precari, assunti a termine o da
agenzie interinali, o addirittura esterni, come avviene nell’ambito
dei servizi sociali. Chi lavora in questi settori, fondamentali per
una risposta più efficace al disagio e alla disoccupazione, o non
viene sostituito quando va in pensione o in malattia, oppure viene
sostituito da lavoratori precari o attraverso appalti. Addirittura
paradossale, poi, che gli stessi navigator, ingaggiati come tutor e
supervisori sulle pratiche di reddito di cittadinanza, lavorino con
contratti a termine. In sostanza abbiamo precari che dovrebbero
aiutare altri precari a trovare lavoro, un vero e proprio corto
circuito».
DOMANDE
RDC, ACCOLTA 1 SU 2. TROPPE PRATICHE PENDENTI. Ad aggravare il
giudizio i dati anticipati alle parti sociali in sede di comitato
Inps regionale, secondo i quali, a fronte di 20.400 domande di
reddito di cittadinanza presentate tra il 6 marzo e il 25 giugno,
sono solo 10.300 quelle presentate. «La differenza – precisa
Giacaz – non sarebbe data soltanto dalle domande respinte, la cui
percentuale, a seconda della provincia, varia dal 23 al 40% delle
pratiche concluse, ma anche dall’elevato numero di pratiche
sospese, indice che intoppi e ritardi stanno rallentando l’iter
delle domande. Quanto agli importi, l’erogazione media mensile è
di 520 euro, in linea con i dati nazionali, ma sarebbe utile anche
sapere qual è la distribuzione dei redditi erogati per fasce
d’importo, per misurare meglio l’efficacia della misura».
RDC, ACCOLTA 1 SU 2. TROPPE PRATICHE PENDENTI. Ad aggravare il
giudizio i dati anticipati alle parti sociali in sede di comitato
Inps regionale, secondo i quali, a fronte di 20.400 domande di
reddito di cittadinanza presentate tra il 6 marzo e il 25 giugno,
sono solo 10.300 quelle presentate. «La differenza – precisa
Giacaz – non sarebbe data soltanto dalle domande respinte, la cui
percentuale, a seconda della provincia, varia dal 23 al 40% delle
pratiche concluse, ma anche dall’elevato numero di pratiche
sospese, indice che intoppi e ritardi stanno rallentando l’iter
delle domande. Quanto agli importi, l’erogazione media mensile è
di 520 euro, in linea con i dati nazionali, ma sarebbe utile anche
sapere qual è la distribuzione dei redditi erogati per fasce
d’importo, per misurare meglio l’efficacia della misura».
INPS,
SOS ORGANICI. Un altro tema sollevato dalla Cgil riguarda il
progressivo calo degli organici Inps, per giunta n un momento in cui
l’istituto è fortemente sotto pressione per far fronte non
soltanto alle pratiche del reddito di cittadinanza, ma anche con il
balzo delle domande di pensionamento con quota 100. Quota 100 che,
peraltro, aggraverà ulteriormente i vuoti negli organici
dell’istituto. «Dal 2009 a oggi il personale operante nelle
diverse sedi della regione – spiega ancora Giacaz – è calato da
780 unità, dato 2009, alle circa 550 di fine 2018, con una calo del
30%. Tra 2019 e 2020 sono previsti ulteriori 66 esodi per
pensionamento, a fronte di sole 22 assunzioni. Tutto questo causa,
com’è comprensibile, un drastico calo negli standard di servizio
offerti anche in questa regione, ritardi e intoppi in molte
procedure. Ecco perché bisogna correre ai ripari, a livello
nazionale, per varare un adeguato programma di assunzioni e non
semplici palliativi come quelli annunciati dal Governo e dal
presidente Tridico».
SOS ORGANICI. Un altro tema sollevato dalla Cgil riguarda il
progressivo calo degli organici Inps, per giunta n un momento in cui
l’istituto è fortemente sotto pressione per far fronte non
soltanto alle pratiche del reddito di cittadinanza, ma anche con il
balzo delle domande di pensionamento con quota 100. Quota 100 che,
peraltro, aggraverà ulteriormente i vuoti negli organici
dell’istituto. «Dal 2009 a oggi il personale operante nelle
diverse sedi della regione – spiega ancora Giacaz – è calato da
780 unità, dato 2009, alle circa 550 di fine 2018, con una calo del
30%. Tra 2019 e 2020 sono previsti ulteriori 66 esodi per
pensionamento, a fronte di sole 22 assunzioni. Tutto questo causa,
com’è comprensibile, un drastico calo negli standard di servizio
offerti anche in questa regione, ritardi e intoppi in molte
procedure. Ecco perché bisogna correre ai ripari, a livello
nazionale, per varare un adeguato programma di assunzioni e non
semplici palliativi come quelli annunciati dal Governo e dal
presidente Tridico».