Riforma enti locali, un’occasione per rifondare l’autonomia speciale
«La revisione delle Province è solo uno dei problemi che vanno affrontati. Quello di cui ha bisogno il Fvg è una riforma complessiva, capace di rifondare le ragioni della sua autonomia e di costruire una pubblica amministrazione più trasparente e più efficiente. Una pubblica amministrazione che, come dovrebbero suggerire i fatti del Lazio, può e deve svolgere un ruolo di garanzia per i cittadini, terzo rispetto alla politica. L’esatto contrario di quanto avviene col modello dello spoils-system». È quanto ha dichiarato il segretario regionale della Cgil Franco Belci aprendo il convegno “Istituzioni e pubblica amministrazione per una nuova autonomia”, tenutosi stasera a Udine.
Il convegno doveva essere l’occasione per un confronto tra il governatore Renzo Tondo e Debora Serracchiani, candidata del Pd alle prossime elezioni regionali, sul tema delle riforma. Una riforma che per Gino Dorigo, della segreteria regionale Spi-Cgil, «deve servire per dare una risposta, attraverso un nuovo modello di autonomia, alla credscita dell’area del disagio e della povertà». Ma il confronto tra i due contendenti è venuto meno, come noto, per un concomitante impegno di Tondo in Abruzzo. «Avevamo proposto una seconda data – ha dichiarato Belci – ma Tondo, dopo la sua iniziale adesione, ha dichiarato che eviterà confronti diretti con la sua avversaria. Scelta che giudichiamo sbalgiata, perché in una fase come questa ogni occasione di confronto diretto con i cittadini dovrebbe essere sfruttata».
Al dibattito con Serracchiani e Belci, moderato dal direttore del Messaggero Veneto Omar Monestier, ha partecipato il presidente della commissione speciale per la revisione delle Province Antonio Pedicini. «La commissione – ha dichiarato Pedicini – chiuderà i suoi lavori alla fine di ottobre. Per quella data contiamo di portare in Consiglio un testo che non sarà la riforma, ma il punto di avvio per un processo di riforma. Per quanto riguarda le Province, l’orientamento è un nuovo modello che ne prevede il superamento, con il trasferimento delle loro competenze ai Comuni, solo o in forma associata, e alla Regione di quelle che non possono essere svolte da questi ultimi».
E se per il costituzionalista Leopoldo Coen «la strada da seguire era la riforma dell’articolo 114 della ostituzione, mentre la legge speciale potrebbe non passare il vaglio della Consulta», Debora Serracchiani, da parte sua, ha illustrato i cinque punti che caratterizzano il suo “libro verde” sulle autonomie locali. «Alla Regione la potestà legislativa, che deve essere sfruttata meglio, e le fuznioni di programmazione – ha spiegato la europarlamentare – mentre le competenze amministrative devono passare ai Comuni, superando le province: non perché costino troppo o abbianmo lavorato male, ma perché in una regione di 1,3 milioni di abitanti possiamo farne a meno. Come quarto e quinto punto, infine, le aggregazioni dei Comuni, che vanno rese obbligatorie, e il riordino di enti, consorzi e partecipate, per tagliare tutti i doppioni e le sovrapposizioni. Solo così la politica potrà riconquistare la politica dei cittadini». Quanto al comnparto unico, in linea con quanto sostenuto dalla segretaria regionale della Fp Cgil Mafalda Ferletti, per Serracchaini può essere di supporto a un grande disegno di riforma, attraverso strumenti preziosi come la mobilità tra i dipendenti dei diversi enti.
Al dibattito con Serracchiani e Belci, moderato dal direttore del Messaggero Veneto Omar Monestier, ha partecipato il presidente della commissione speciale per la revisione delle Province Antonio Pedicini. «La commissione – ha dichiarato Pedicini – chiuderà i suoi lavori alla fine di ottobre. Per quella data contiamo di portare in Consiglio un testo che non sarà la riforma, ma il punto di avvio per un processo di riforma. Per quanto riguarda le Province, l’orientamento è un nuovo modello che ne prevede il superamento, con il trasferimento delle loro competenze ai Comuni, solo o in forma associata, e alla Regione di quelle che non possono essere svolte da questi ultimi».
E se per il costituzionalista Leopoldo Coen «la strada da seguire era la riforma dell’articolo 114 della ostituzione, mentre la legge speciale potrebbe non passare il vaglio della Consulta», Debora Serracchiani, da parte sua, ha illustrato i cinque punti che caratterizzano il suo “libro verde” sulle autonomie locali. «Alla Regione la potestà legislativa, che deve essere sfruttata meglio, e le fuznioni di programmazione – ha spiegato la europarlamentare – mentre le competenze amministrative devono passare ai Comuni, superando le province: non perché costino troppo o abbianmo lavorato male, ma perché in una regione di 1,3 milioni di abitanti possiamo farne a meno. Come quarto e quinto punto, infine, le aggregazioni dei Comuni, che vanno rese obbligatorie, e il riordino di enti, consorzi e partecipate, per tagliare tutti i doppioni e le sovrapposizioni. Solo così la politica potrà riconquistare la politica dei cittadini». Quanto al comnparto unico, in linea con quanto sostenuto dalla segretaria regionale della Fp Cgil Mafalda Ferletti, per Serracchaini può essere di supporto a un grande disegno di riforma, attraverso strumenti preziosi come la mobilità tra i dipendenti dei diversi enti.