Rilancimpresa, le contraddizioni non sono in casa Cgil
La Cgil non intende certo censurare iniziative consiliari: abbiamo il massimo rispetto delle istituzioni e delle autonome determinazioni della politica. Rivendichiamo però il diritto ad esprimere le nostre opinioni anche nella fase di dibattito su un ddl rispetto al quale il confronto tra Giunta regionale e forze sociali era stato puntuale e il giudizio unanime.
Non vi sarebbe ragione di discutere interventi migliorativi di dettaglio, ma ce n’è più di una a discuterne altri che snaturano una parte delicata del provvedimento. Tale è il tentativo di sottrarre a criteri stringenti di selettività gli sgravi Irap alle aziende, sia perché potrebbe incontrare censure rispetto alle normative Ue, sia perché gli sgravi hanno senso se sollecitano processi di innovazione verificata e se sono volti, se non ad aumentare, almeno a stabilizzare l’occupazione. In quanto agli sgravi fiscali sulla contrattazione integrativa previsti dall’accordo di Pordenone del 2012, non si può estrapolare un solo punto da un documento che prefigura una serie di impegni bilaterali tra le parti sociali in una logica territoriale e non regionale, oltretutto redatto prima delle devastanti crisi di Electrolux e Ideal Standard.
Si trattava, allora, di rinegoziare i premi fissi previsti dai contratti territoriali od aziendali senza produrre riduzioni di salario. In questa direzione ci poteva stare l’eventuale utilizzo degli sgravi Irpef per i lavoratori avvalendosi della normativa nazionale, senza alcun bisogno dunque di un intervento regionale. Fu successivamente la stessa Giunta regionale a prefigurare, per rispondere a quelle crisi, una riduzione dell’addizionale regionale Irpef non legato alla contrattazione integrativa, ma riferito alla perdita di reddito. Già allora chiedemmo che il provvedimento fosse esteso a tutti i lavoratori che in Regione si trovavano nella stessa condizione, non solo per una logica di equità, ma anche per renderlo sostenibile dal punto di vista giuridico.
Non vi è pertanto alcuna contraddizione in casa Cgil: ci pare vi sia invece una certa superficialità nella proposta di emendamento e qualche contraddizione in casa Pd, dovuta al fatto che dinamiche regionali vengono lette in questo caso con una lente spiccatamente territoriale facendo perdere di vista i bisogni dei settori più deboli del mercato del lavoro.
Franco Belci, segretario generale Cgil Fvg