Sanità, la Cgil spiega a Tondo perché dice no al ddl di riforma
«È legittimo ripensare la struttura di un servizio sanitario regionale che deve prevedere una manutenzione, a 17 anni dalla legge 13, ma la ristrutturazione deve puntare a un reale potenziamento del territorio». Questa, per la Cgil, la logica che dovrebbe ispirare la riforma del sistema socio-sanitario in Fvg: a dirlo Orietta Olivo, responsabile welfare della segreteria regionale, nel corso del convegno in corso a Udine questa mattina, alla presenza del governatore e assessore alla Sanità Renzo Tondo, al suo primo confronto pubblico con la Cgil dopo la stesura del disegno di legge di riforma.
Un disegno di legge che per la Cgil non va nella direzione giusta: «Siamo di fronte a una bozza – ha spiegato la Olivo – che non è stata preceduta da alcun confronto con le parti sociali. A caratterizzarla solo un generico obiettivo di risparmio dei costi, ma senza una vera strategia di contenimento della spesa sanitaria. Se il tema principale è la sostenibilità economica a lungo periodo, infatti, le risposte potrebbero arrivare solo dalla riorganizzazione del sistema nella sua articolazione tra ospedale e territorio. Prevedere un’azienda regionale unica, invece, va nella direzione opposta a quella del rafforzamento del territorio. Ed è deleteria anche l’idea di annullare la coincidenza distretto-ambito. La media di abitanti che meglio si adatta alla gestione di un distretto, infatti, è attorno ai 70.000 abitanti e i 19 distretti del Fvg sono molto vicini a questa dimensione. Ridurne il numero a 10-11 non farà che aumentare le difficoltà di gestione».
Perplessità vengono espresse dalla Cgil anche per una possibile deriva verso il modello lombardo, con una crescita del ricorso al privato, e sulla regionalizzazione dei dipartimenti salute mentale, prevenzione e dipendenze.
Un disegno di legge che per la Cgil non va nella direzione giusta: «Siamo di fronte a una bozza – ha spiegato la Olivo – che non è stata preceduta da alcun confronto con le parti sociali. A caratterizzarla solo un generico obiettivo di risparmio dei costi, ma senza una vera strategia di contenimento della spesa sanitaria. Se il tema principale è la sostenibilità economica a lungo periodo, infatti, le risposte potrebbero arrivare solo dalla riorganizzazione del sistema nella sua articolazione tra ospedale e territorio. Prevedere un’azienda regionale unica, invece, va nella direzione opposta a quella del rafforzamento del territorio. Ed è deleteria anche l’idea di annullare la coincidenza distretto-ambito. La media di abitanti che meglio si adatta alla gestione di un distretto, infatti, è attorno ai 70.000 abitanti e i 19 distretti del Fvg sono molto vicini a questa dimensione. Ridurne il numero a 10-11 non farà che aumentare le difficoltà di gestione».
Perplessità vengono espresse dalla Cgil anche per una possibile deriva verso il modello lombardo, con una crescita del ricorso al privato, e sulla regionalizzazione dei dipartimenti salute mentale, prevenzione e dipendenze.