Sanità, perché i sindacati dicono no al Ddl della Giunta
«Siamo più che disponibili a sederci a un tavolo. Ma da parte della Giunta regionale e del nuovo assessore alla Sanità, Luca Ciriani, deve esserci quella disponibilità al confronto che è totalmente mancata con Kosic e con Tondo. Condividiamo infatti l’esigenza di una riforma, ma deve essere una riforma vera: dei contenuti, non dei contenitori». I sindacati sono tre, ma il giudizio è lo stesso. Ed è un giudizio, quello espresso oggi a Udine in conferenza stampa, di bocciatura sul disegno di legge presentato dalla Giunta: «Perché una vera riforma della sanità – denunciano le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil – non può essere fatta a fine legislatura e senza il coinvolgimento dei lavoratori».
Se la critica è ferma, i sindacati sono consapevoli che ci si muove su un terreno estremamente difficile, compresso tra la crescita della domanda di servizi, anche per l’invecchiamento della popolazione, e la progressiva diminuzione delle risorse disponibili. «Quello che è certo – spiega Luciano Bressan della Uil Fpl – è l’attuale livello di servizi non può essere garantito continuando a tagliare il personale, come sta avvenendo con l’attuale azzeramento del turnover».
Quanto agli obiettivi, per Cgil-Cisl-Uil la riforma dovrebbe concretamente puntare a un rafforzamento dei servizi sul territorio e della prevenzione, «che rappresentano l’unico strumento per ridurre la spesa nel medio periodo», dichiara Orietta Olivo della Cgil. Ecco perché i sindacati sono fermamente contrari alla riduzione dei distretti. «che va nella direzione totalmente opposta, dal momento che le loro attuali dimensioni sono quelle ideali in un’ottica di integrazione socio-sanitaria». E se è vero che esistono dei margini per una razionalizzazione del sistema socio sanitario e della spesa, compresa quella farmaceutica e per l’acquisto di beni e servizi, è un processo che non deve riguardare l’architettura istituzionale, ma essere inquadrato in un disegno generale di riorganizzazione dei servizi: «La stessa riduzione dei punti nascita di cui – spiega la stessa Olivo – non può essere portata avanti senza prima mettere mano a quel piano materno infantile che è fermo da lunghi anni».
Di sicuro, per i sindacati, la riforma non potrà essere fatta a danno del personale, la cui situazione, soprattutto in corsia, si fa sempre più difficile, come ha denunciato Elvio Di Lucente della Cisl. «Se si vuole contenere la dinamica della spesa, che dal 2001 a oggi è salita quasi del 70%, gli strumenti sono altri, compreso il ripensamento degli ospedali di rete. In una logica – ha aggiunto Di Lucente – che veda il progressivo spostamento di risorse dal moloch degli ospedali al territorio. Se esiste una volontà reale di confronto su un disegno di questo tipo, ci siederemo al tavolo senza fare barricate».
Se la critica è ferma, i sindacati sono consapevoli che ci si muove su un terreno estremamente difficile, compresso tra la crescita della domanda di servizi, anche per l’invecchiamento della popolazione, e la progressiva diminuzione delle risorse disponibili. «Quello che è certo – spiega Luciano Bressan della Uil Fpl – è l’attuale livello di servizi non può essere garantito continuando a tagliare il personale, come sta avvenendo con l’attuale azzeramento del turnover».
Quanto agli obiettivi, per Cgil-Cisl-Uil la riforma dovrebbe concretamente puntare a un rafforzamento dei servizi sul territorio e della prevenzione, «che rappresentano l’unico strumento per ridurre la spesa nel medio periodo», dichiara Orietta Olivo della Cgil. Ecco perché i sindacati sono fermamente contrari alla riduzione dei distretti. «che va nella direzione totalmente opposta, dal momento che le loro attuali dimensioni sono quelle ideali in un’ottica di integrazione socio-sanitaria». E se è vero che esistono dei margini per una razionalizzazione del sistema socio sanitario e della spesa, compresa quella farmaceutica e per l’acquisto di beni e servizi, è un processo che non deve riguardare l’architettura istituzionale, ma essere inquadrato in un disegno generale di riorganizzazione dei servizi: «La stessa riduzione dei punti nascita di cui – spiega la stessa Olivo – non può essere portata avanti senza prima mettere mano a quel piano materno infantile che è fermo da lunghi anni».
Di sicuro, per i sindacati, la riforma non potrà essere fatta a danno del personale, la cui situazione, soprattutto in corsia, si fa sempre più difficile, come ha denunciato Elvio Di Lucente della Cisl. «Se si vuole contenere la dinamica della spesa, che dal 2001 a oggi è salita quasi del 70%, gli strumenti sono altri, compreso il ripensamento degli ospedali di rete. In una logica – ha aggiunto Di Lucente – che veda il progressivo spostamento di risorse dal moloch degli ospedali al territorio. Se esiste una volontà reale di confronto su un disegno di questo tipo, ci siederemo al tavolo senza fare barricate».