Sanità, più assunzioni nel pubblico senza aprire ai privati
Sì al confronto sulla riforma della sanità, no alla politica dei due pesi e delle due misure. Lo sostiene la Cgil, che condivide la necessità di una dialettica con tutti gli attori della riforma, ma lancia l’ennesimo allarme sui tagli al personale, costati quasi trecento posti di lavoro tra la fine del 2013 e la prima metà di quest’anno.
PRESSIONI LOBBISTICHE. «Se da un lato comprendiamo che si sia voluto tener conto delle osservazioni di alcuni sindaci e gruppi di cittadini – spiega Orietta Olivo, responsabile welfare della segreteria regionale – troviamo molto meno comprensibili altri ritocchi che potrebbero apparire dettati da logiche lobbistiche. Tra queste la cancellazione dell’obbligo di garantire l’apertura degli ambulatori di medicina generale 12 ore al giorno per 6 giorni attraverso servizi innovativi come la medicina di gruppo e le aggregazioni funzionali, sulla cui attivazione non è più prevista alcuna scadenza tassativa, essendo stato cancellato il termine, peraltro non così immediato, del 31 dicembre 2016».
DUE PESI, DUE MISURE. La stessa gradualità introdotta su alcuni punti della riforma, questa la critica della Cgil, non è stata adottata nelle politiche sul personale. «Nei primi sei mesi del 2014 – rimarca Olivo – abbiamo perso 180 lavoratori, di cui 150 fra medici, infermieri e Oss, dopo che alla fine del 2013 non era stato rinnovato il contratto a 94 precari. Un taglio di 274 posti che ha messo in difficoltà le strutture e le condizioni di servizio del personale».
ARTICOLO 45. Accelerare l’iter della riforma, secondo la Cgil, dovrebbe consentire di conseguire quelle economie e quei risparmi da reinvestire sul potenziamento dei servizi e del personale. Ecco perché Olivo esprime il timore che «un’eccessiva gradalità finisca per minare l’impianto complessivo della riforma, com’era già avvenuto con la legge Fasola». Tra i punti rimasti invariati, invece, quell’articolo 45 sul quale la Cgil aveva già espresso la propria contrarietà in sede di confronto con l’assessore.
RAFFORZARE IL PUBBLICO. «L’articolo 45 – spiega Olivo – consente di aprire nuove strutture sanitarie e socio-sanitarie private senza legarle al fabbisogno del territorio. Una scelta che la Cgil ha contestato in sede di confronto con la Giunta, sostenendo che l’obiettivo del governo regionale, specie se di centro-sinistra, dovrebbe essere quello di far funzionare al meglio la sanità pubblica». Dopo l’ultimo incontro con la Giunta, tenutosi all’inizio di agosto, è cambiato anche lo scenario. «A livello nazionale – prosegue Olivo – è stato infatti abrogato quel comma del decreto Renzi che secondo l’assessore legava le mani alla Regione: la scelta se liberalizzare o meno, quindi, è totalmente in mano alla Giunta. Se l’obiettivo è quello di consentire nuove aperture per potenziare l’offerta sul territorio e consentire la creazione di posti di lavoro – conclude la esponente Cgil -sarebbe più coerente perseguirlo aumentando gli orari di apertura dei servizi di diagnostica e degli ambulatori pubblici: Questo consentirebbe non solo di riassorbire parte dei 274 posti di lavoro persi, ma anche di ridurre le liste di attesa e di rendere più efficienti i servizi».