Scuola, allarme della Cgil: in Fvg persi 1.500 posti in due anni
Oltre 200mila ore d’insegnamento in meno, cui va aggiunto un taglio di ulteriori 20mila ore nell’ambito delle mansioni tecniche e amministrative. Un bilancio già in profondo rosso, per la scuola del Friuli Venezia Giulia, e che peggiorerà ulteriormente per effetto della manovra 2010-2012 del Governo, che avrà pesanti conseguenze sia sugli organici che sul trattamento economico e previdenziale dei lavoratori: non soltanto nell’ambito della scuola pubblica, ma anche dell’università e della ricerca.
I TAGLI. A lanciare l’allarme Natalino Giacomini, segretario regionale della Flc-Cgil, nel corso dell’iniziativa “Un domani per il sapere”, tenutasi questo pomeriggio al teatro Miela di Trieste. «Nella nostra regione – spiega – la riforma Gelmini ha già determinato il taglio di 641 docenti e 278 Ata nel corso dell’ultimo anno scolastico, cui si aggiungeranno nell’anno 2010-2001 altri 378 docenti e 264 Ata. La perdita complessiva nel biennio sarà quindi di 1.038 docenti, pari a 207.600 ore d’insegnamento, e 532 Ata, per ulteriori 19.200 ore di lavoro. È evidente a tutti – prosegue Giacomini – che con una perdita simile il sistema scolastico regionale non può pensare di migliorare e nemmeno di mantenere gli attuali standard quantitativi e qualitativi di servizio».
I PRECARI. A peggiorare la situazione la mancata conferma di 250 precari all’inizio dello scorso anno scolastico, cui se ne aggiungeranno almeno altrettanti nel prossimo, anche per effetto della manovra. A questo proposito, ricordano che in regione i precari costituiscono il 17% dei docenti e il 25% dei non docenti,
UNIVERSITÀ E RICERCA. Per quanto riguarda l’Università, Giacomini ha ricordato che il taglio al fondo di funzionamento ordinario è di 1.500 milioni nel quinquennio 2009-2013. «Un provvedimento – spiega – che mette seriamente a repentaglio la sopravivenza degli atenei, compresi quelli del Fvg. Il sistema universitario, in assenza di correttivi sostanziali, si troverà nell’impossibilità di rinnovare il proprio personale, bruciando un’intera generazione di docenti e ricercatori. A questo si aggiunge la riforma attualmente in discussione al Senato, che interviene ancora a gamba tesa sull’università, che perderà il proprio primato come sede di ricerca. Resterà irrisolto inoltre il nodo strutturale costituito dallo stato giuridico della docenza universitaria, lasciando senza risposte soprattutto i ricercatori, che resteranno in una condizione di provvisorietà istituzionale divenuta ormai regola stabile.
SALARI E PENSIONI. In un contesto già profondamente segnato dai tagli alla scuola e all’università, cala anche la scure di una manovra che comporterà nuovi tagli agli organici e colpirà pesantemente i redditi dei dipendenti pubblici. Nella scuola il congelamento dell’anzianità comporterà nel prossimo triennio perdite che andranno dai 750 euro dei collaboratori scolastici ai 2.000 dei dirigenti. Per il personale docente il danno sarà compreso tra i 1.500 euro nella scuola dell’infanzia ai 2.000 dei docenti di secondo grado. Un ulteriore danno, mediamente di 1.500 euro, sarà legato al blocco dei contratti. Per effetto delle stesse misure, pesanti perdite, dai 50 ai 100 euro mensili, si annunciano anche sui trattamenti pensionistici e sulle liquidazioni.