Servizi alla famiglia, i sindacati dicono no ai voucher
Il disegno di legge sui servizi integrati alla famiglia non convince i sindacati, che esprimono «forte preoccupazione» sul testo in discussione da domani in Consiglio regionale. Le obiezioni di Cgil-Cisl-Uil riguardano in particolare le disparità tra coppie sposate e famiglie di fatto, l’abbassamento degli standard qualitativi dei servizi rivolti all’infanzia e l’erogazione di voucher per l’accesso ai servizi di assistenza alle famiglie.
«Tutto questo – scrivono in una nota Giuliana Pigozzo (Cgil), Iris Morassi (Cisl) e Fernando Della Ricca (Uil) – delinea un modello di welfare leggero e flessibile, che scarica sulle famiglie e soprattutto sulle donne i costi e gli oneri dell’assistenza. A differenza di un servizio strutturato, infatti, un sistema basato sui voucher può essere maggiormente condizionato dalla disponibilità contingente di risorse, soprattutto in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando».
Riguardo alla corsia preferenziale riservata alle coppie sposate, i sindacati parlano di «scelta ideologica» e chiedono la definizione di nuovi criteri uguali per tutti i nuclei : «Vi sono tantissimi genitori non sposati a cui va data una risposta, senza creare discriminazioni. Tutti coloro che vivono, lavorano e pagano le tasse nella nostra regione hanno pari dignità sociale e pari diritti: tutte le famiglie, quindi, vanno sostenute, comprese quelle degli immigrati, sui quali il provvedimento in discussione cala un silenzio che rischia di aprire la strada a nuove discriminazioni».
L’obiettivo centrale della nuova legge, secondo Cgil-Cisl-Uil, deve essere quello di «favorire le pari responsabilità tra uomini e donne nell’assolvimento dei carichi familiari, riaffermando nel contempo i principi di inclusività e di universalità degli interventi». Fondamentale pertanto il rafforzamento dei servizi pubblici. «Solo così – concludono Pigozzo, Morassi e Della Ricca – si può contrastare il calo demografico e favorire la crescita dell’occupazione femminile verso quella quota del 60% che è stata fissata come obiettivo minimo dall’Unione Europea. Senza una strategia di interventi integrata, coordinata e dotata di congrue risorse, infatti, il peso del lavoro di assistenza continuerà a gravare sulle donne, che restano il soggetto più debole all’interno del nucleo familiare».
Nella sezione Welfare le osservazioni di Cgil-Cisl-Uil al DDLR 90