Sì alla riforma sanitaria, no al commissariamento delle aziende
«Sì a una manutenzione straordinaria del sistema, no al commissariamento delle sei Aziende sanitarie». L’altolà è arrivato dal segretario generale della Cgil Fvg Franco Belci in conclusione del convegno sulla riforma sanitaria tenutosi questa mattina a Udine, con l’intervento tra gli altri del presidente della Regione (nonché assessore alla Salute) Renzo Tondo.
Quest’ultimo, da parte sua, ha espresso piena disponibilità della Giunta al confronto, «ma solo quando sarà approvata la versione definitiva del disegno di legge». Cosa che, come ha annunciato sempre Tondo, dovrebbe avvenire entro un mese. Se il governatore ribadisce l’esigenza di garantire il controllo della spesa sanitaria nel tempo e sottolinea come gli stanziamenti complessivi non siano stati ridimensionati nonostante la crisi e il conseguente calo delle entrate, la Cgil ha nuovamente espresso la sua contrarietà a una riforma che – come ha rimarcato Belci – parte dagli assetti istituzionali del sistema. «La governance – ha dichiarato il segretario – non è un fattore di risparmio: stando alle prime anticipazioni sulla bozza di ddl, l’unica economia certa deriva dal taglio di 15 dirigenti, circa 1,5 milioni di euro».
Perplessità, quelle ribadite dal segretario generale, che erano già state espresse dalla responsabile regionale sanità e welfare Orietta Olivo (vedi comunicato precedente), per spiegare il no della Cgil all’azienda unica e alla riduzione da 19 a 11 degli attuali distretti. Meno critico nei confronti dell’impostazione della Giunta l’ex assessore regionale alla Sanità Gianpiero Fasola, padre della riforma del 1995 e oggi direttore del dipartimento Oncologia dell’ospedale di Udine. «Esistono senz’altro margini per migliorare l’efficienza del sistema e rendere più efficiente la spesa – ha detto Fasola – e credo che sia condivisibile anche la scelta di partire dal riassetto istituzionale del sistema. Non ritengo però che l’azienda unica sia la soluzione corretta, perché potrebbe anche portare al collasso del sistema: più realistica una soluzione graduale, con il passaggio dalle attuali sei a tre aziende sanitarie, dando continuità a quella logica di area vasta le cui potenzialità non sono ancora state sfruttate».
Fasola ha suggerito gradualità anche nell’eventuale riduzione dei distretti, con il conseguente aumento dei rispettivi bacini d’utenza, ed evidenziato l’esigenza di una maggiore partecipazione di sindaci e medici di base al governo del sistema socio-sanitario. Un tema, quest’ultimo, affrontato anche dal presidente regionale dell’Anci Mario Pezzetta: «I sindaci – ha affermato – non devono essere espropriati della possibilità di incidere sulle scelte, e non credo che sia pensabile di gestiore il confronto con i territori al livello di un’azienda unica regionale». A ribadire i rischi di questa soluzione anche il segretario generale della Cgil Marche Gianni Venturi: «Da noi – queste le sue parole – l’azienda unica è già un esperimento fallito».