Sos sicurezza, torna a crescere il numero degli infortuni del lavoro
Torna a crescere
il numero di infortuni sul lavoro in Friuli Venezia Giulia. Quelli denunciati
nel corso del 2016, secondo le tabelle mensili pubblicate sul sito dell’Inail,
sono stati 16.380, ben 620 in più rispetto al 2015, con un incremento
percentuale pari al 3,9%.
il numero di infortuni sul lavoro in Friuli Venezia Giulia. Quelli denunciati
nel corso del 2016, secondo le tabelle mensili pubblicate sul sito dell’Inail,
sono stati 16.380, ben 620 in più rispetto al 2015, con un incremento
percentuale pari al 3,9%.
INCIDE LA
PRECARIETà. «Si tratta di un segnale da non sottovalutare – commenta Orietta
Olivo, responsabile sicurezza sul lavoro della segreteria regionale Cgil -, a
maggior ragione perché interrompe una tendenza virtuosa alla diminuzione degli
infortuni che durava da molti anni. Non solo: se è vero che si tratta di una
dinamica che non riguarda solo questa regione, è altrettanto vero che
l’incremento percentuale rilevato in Friuli Venezia Giulia, pari al 3,9%, è
molto più alto rispetto alla media nazionale, che si ferma allo 0,7%. Bisogna
quindi vigilare affinché i timidi sintomi di ripresa dell’occupazione non si
traducano anche in una recrudescenza del fenomeno infortunistico. Una
recrudescenza che è difficile non attribuire alla destrutturazione del mercato
del lavoro, caratterizzato da una forte crescita della precarietà e del ricorso
ad appalti e subappalti, con conseguenze inevitabili anche in termini di minore
sicurezza del lavoro».
PRECARIETà. «Si tratta di un segnale da non sottovalutare – commenta Orietta
Olivo, responsabile sicurezza sul lavoro della segreteria regionale Cgil -, a
maggior ragione perché interrompe una tendenza virtuosa alla diminuzione degli
infortuni che durava da molti anni. Non solo: se è vero che si tratta di una
dinamica che non riguarda solo questa regione, è altrettanto vero che
l’incremento percentuale rilevato in Friuli Venezia Giulia, pari al 3,9%, è
molto più alto rispetto alla media nazionale, che si ferma allo 0,7%. Bisogna
quindi vigilare affinché i timidi sintomi di ripresa dell’occupazione non si
traducano anche in una recrudescenza del fenomeno infortunistico. Una
recrudescenza che è difficile non attribuire alla destrutturazione del mercato
del lavoro, caratterizzato da una forte crescita della precarietà e del ricorso
ad appalti e subappalti, con conseguenze inevitabili anche in termini di minore
sicurezza del lavoro».
SETTORI E
TERRITORI. Tornando ai dati, l’unico settore che continua a evidenziare un calo
dell’andamento infortunistico è l’agricoltura (612 casi nel 2016, contro i 651
del 2015). Infortuni in crescita invece nell’industria (13.240 denunce, pari al
3% in più) e nel settore pubblico (2.528 denunce), dove l’incremento è
addirittura del 9%. A livello territoriale segno più per tutte le province, con
punte del 5% a Udine e Gorizia, mentre l’incremento è più contenuto a Pordenone
(+3%) e Trieste (+2%).
TERRITORI. Tornando ai dati, l’unico settore che continua a evidenziare un calo
dell’andamento infortunistico è l’agricoltura (612 casi nel 2016, contro i 651
del 2015). Infortuni in crescita invece nell’industria (13.240 denunce, pari al
3% in più) e nel settore pubblico (2.528 denunce), dove l’incremento è
addirittura del 9%. A livello territoriale segno più per tutte le province, con
punte del 5% a Udine e Gorizia, mentre l’incremento è più contenuto a Pordenone
(+3%) e Trieste (+2%).
MORTI BIANCHE.
Stabile, purtroppo, il numero delle morti bianche: 20 i casi registrati
dall’Inail nel 2016, tanti quanti erano stati nel 2015. Anche in questo caso in
Fvg va peggio che nel resto del paese: a livello nazionale, infatti, nel 2016
si sono contate 1.018 morti bianche, 164 in meno rispetto al 2015. Pesa
purtroppo il dato della provincia di Udine, dove i casi mortali sono stati ben
12, 5 in più rispetto al 2015. Quattro morti invece a Pordenone (contro i 9 del
2015), 2 a Trieste (2 nel 2015) e a Gorizia (1 nel 2015). Per quanto riguarda
la distribuzione tra i settori, alla diminuzione dei casi nell’industria (14
morti nel 2016, contro i 18 del 2015) ha fatto purtroppo da contraltare
l’elevato numero di morti bianche nell’agricoltura, ben 5, 3 in più dello
scorso anno. Un caso mortale si è verificato anche nel comparto pubblico.
Stabile, purtroppo, il numero delle morti bianche: 20 i casi registrati
dall’Inail nel 2016, tanti quanti erano stati nel 2015. Anche in questo caso in
Fvg va peggio che nel resto del paese: a livello nazionale, infatti, nel 2016
si sono contate 1.018 morti bianche, 164 in meno rispetto al 2015. Pesa
purtroppo il dato della provincia di Udine, dove i casi mortali sono stati ben
12, 5 in più rispetto al 2015. Quattro morti invece a Pordenone (contro i 9 del
2015), 2 a Trieste (2 nel 2015) e a Gorizia (1 nel 2015). Per quanto riguarda
la distribuzione tra i settori, alla diminuzione dei casi nell’industria (14
morti nel 2016, contro i 18 del 2015) ha fatto purtroppo da contraltare
l’elevato numero di morti bianche nell’agricoltura, ben 5, 3 in più dello
scorso anno. Un caso mortale si è verificato anche nel comparto pubblico.
L’INIZIO DEL
2017. Dati leggermente migliori caratterizzano l’inizio del 2017: il bimestre
gennaio-febbraio, infatti, si è chiuso con una flessione dei casi rispetto allo
stesso periodo del 2016. Il calo però è contenuto (meno del 2%), confermando
purtroppo un incremento delle denunce rispetto ai valori del 2015. Ma il vero campanello
d’allarme è rappresentato dai 4 casi mortali che hanno già funestato i primi
due mesi di quest’anno, cui si aggiunge purtroppo l’altra morte bianca che si è
verificata a marzo nel cantiere navale di Monfalcone.
2017. Dati leggermente migliori caratterizzano l’inizio del 2017: il bimestre
gennaio-febbraio, infatti, si è chiuso con una flessione dei casi rispetto allo
stesso periodo del 2016. Il calo però è contenuto (meno del 2%), confermando
purtroppo un incremento delle denunce rispetto ai valori del 2015. Ma il vero campanello
d’allarme è rappresentato dai 4 casi mortali che hanno già funestato i primi
due mesi di quest’anno, cui si aggiunge purtroppo l’altra morte bianca che si è
verificata a marzo nel cantiere navale di Monfalcone.