Udine, oltre 6mila in piazza per il rilancio del Friuli
Sono stati in oltre 6mila stamani a sfilare per le vie di Udine: 6mila lavoratori che hanno raccolto l’appello di Cgil, Cisl e Uil provinciali, per il rilancio del Friuli. Le punte di adesione maggiori si sono registrate nel settore privato dove in alcune realtà si è raggiunto anche il 100%; la media si è aggirata tra il 60% e 70%. Tante le fasce tricolori presenti – dal primo cittadino di Udine Furio Honsell ai sindaci di Cervignano, Tavagnacco, Ruda, Aquileia, Terzo, Trasaghis, Faedis, San Giorgio di Nogaro, Torviscosa, Campo Longo al Torrre – alla politica.
«Siamo qui – hanno tuonato dal palco, Glauco Pittilino (Cgil), Roberto Muradore (Cisl), Fernando Ceschia (Uil) – per rimettere al centro dell’impegno della politica, delle istituzioni, di tutti i gruppi dirigenti di questa provincia e regione lo sviluppo e il lavoro. Negli ultimi 20anni, la politica si è assentata, chiusa nei suoi palazzi e non ha pensato a regolare, indirizzare, guidare la società e l’economia, così come non ha riconosciuto al lavoro il valore insostituibile che ha». Il sindacato unitario non ha dubbi: «Dobbiamo assolutamente ricostruire una robusta intelaiatura di riferimenti, lontana dalle sole logiche di mercato, partendo dal capitale sociale». Un capitale sociale – e la citazione va a Padre Turoldo – da valorizzare, allontanando quella miseria che ancor più della povertà rende scadente la vita. Per Cgil, Cisl, Uil provinciali occorre ripartire, con un “colpo di reni”, valorizzando la scuola e l’Università del Friuli, programmando e progettando il futuro.
«Il Friuli – è il richiamo dal palco – deve rialzare la testa, ritrovare capacità di coesione, quell’unione oggi tangibile in Piazza San Giacomo: chi governa scelga di investire, anzichè tagliare, stabilisca un’agenda di priorità, per esempio facendo partire i cantieri, realizzando le opere pubbliche non più procrastinabili, potenziando le infrastrutture. Da oltre 15 mesi – aggiungono Pittilino, Muradore e Ceschia – denunciamo un processo recessivo del nostro tessuto industriale, manifatturiero, dei servizi collegati, che non ha eguali: uno smottamento invisibile, ma costante, che poggia sulla riduzione del costo del lavoro, sulla precarizzazione, sullo smantellamento dei diritti e che ci fa sempre più arretrare, anzichè essere competitivi. Si è preferito lucrare, e non è un caso che nella nostra provincia si registri – e non certo per colpa di pensionati e lavoratori – un’evasione fiscale di oltre 1,2 miliardi».
Per Cgil, Cisl e Uil, l’economia friulana sta, dunque, vacillando e a soffrire sono i lavoratori di tutti i comparti: industria, commercio, istruzione, sanità; l’occupazione sta diminuendo ovunque. «Qualcuno ci accusò di fare dell’allarmismo gratuito ed ingiustificato – tuonano da Udine – a questi oggi rispondiamo: venite con noi nelle fabbriche ad ascoltare i 34mila lavoratori in difficoltà». Già, i numeri della crisi. Nel 2009, 89 sono le procedure di Cigs attivate e che coinvolgono 7.400 lavoratori ed ulteriori procedure sono state sottoscritte in questi giorni; altre sono in fase di preparazione. Quasi 6.000, 5.990 per l’esattezza, sono i lavoratori collocati in mobilità. Rispetto al 2008, nel 2009 gli iscritti alle liste di disoccupazione sono stati 18.000, tra lavoratori e lavoratrici, con una percentuale di incremento del 23% su base annua. E sono 3.000 i lavoratori delle aziende artigianali (quelle al di sotto dei 15 dipendenti) sospesi perché manca il lavoro e per la maggior parte di loro il futuro quasi sicuramente riserverà la comunicazione del licenziamento. «Siamo quindi ad un totale di 34.400 lavoratori e lavoratrici che versano in situazioni di estrema difficoltà, e che, quando tutto va bene, percepiscono (attraverso l’ammortizzatore sociale) un importo di 850 euro lordi al mese».
Crisi delle fabbriche, ma anche conseguente crisi dei servizi: ad esempio dell’assistenza, dell’aiuto alla non autosufficienza, della rete degli asili nido. Una crisi globale alla quale Cgil, Cisl e Uil rispondono con una serie di proposte, appellandosi allo sforzo congiunto di tutti i soggetti del territorio: un tavolo di confronto con l’assessorato alle Attività Produttive, un progetto che parta dalla salvaguardia dell’esistente, con il coinvolgimento delle conoscenze disponibili e le eccellenze presenti, risorse finanziarie per le riconversioni e i nuovi insediamenti industriali, utilizzo degli istituti finanziari della Regione come strumenti per lo sviluppo socio-economico, infrastrutture, un piano energetico, semplificazione degli iter burocratici, formazione.