Uti, basta guerre. Serve senso di responsabilità da parte di tutti
«Prendiamo atto che la campagna elettorale è cominciata, non soltanto per le amministrative di quest’anno, ma per le regionali 2018. Invitiamo però le forze politiche a occuparsi dei problemi reali di questa regione, a partire da economia e lavoro, senza strumentalizzazioni il cui unico effetto è quello di impedire qualsiasi passo avanti di una riforma che può e deve essere migliorata, ma che sarebbe deleterio azzerare». Il segretario generale della Cgil Fvg interviene così nel dibattito sulle Uti: «Per manifestare – spiega – la nostra crescente preoccupazione per una diatriba che rischia di impedire qualsiasi confronto costruttivo sulla riforma, con il rischio non soltanto di congelarne l’applicazione, ma anche di paralizzare l’attività dei comuni».
Quella della Cgil, spiega ancora il segretario, non è una difesa acritica delle Uti. «Pur essendo favorevoli al superamento delle Province e a individuare percorsi di aggregazioni dei Comuni – dichiara il segretario – non abbiamo esitato a criticare alcuni errori d’impostazione della riforma, come la delimitazione terrritoriale delle Uti e la mancata definizione di un quadro di regole chiare che consentissero, ad esempio, di gestire meglio la mobilità e l’inquadramento contrattuale dei dipendenti delle Unioni. Un conto però è denunciare gli errori per contribuire a correggerli, altro scatenare una guerra tutti contro tutti dettata da finalità elettoralistiche e lontana da quello che dovrebbe essere il vero oggetto del contendere: l’esigenza di una diversa architettura per il sistema gli enti locali di questa regione, capace di rendere più efficienti i servizi e meno onerosi i costi della pubblica amministrazione. Non vediamo come pensi di raggiungere questo obiettivo chi lavora soltanto per distruggere le riforme approvate dallo schieramento opposto».
L’altro pericolo individuato da Pezzetta nasce dal «ritorno in scena di antichi campanilismi, che alimentando le divisioni rischiano di spaccare questa Regione e indebolire un’autonomia speciale che va invece difesa ritrovando coesione e senso di responsabilità». Da qui l’appello finale a tutti gli attori – la Giunta regionale, i partiti presenti in Consiglio, i sindaci di entrambi gli schieramenti – a un confronto costruttivo per migliorare la legge di riforma. «Individuando soluzioni concrete – conclude il segretario della Cgil – che non possono arrivare né moltiplicando i ricorsi al Tar, né riesumando le vecchie Province o proposte che contrappongano il Friuli a Trieste, ma soltanto affrontando i problemi concreti che stanno impedendo l’avvio di un efficace percorso di riforma».
Quella della Cgil, spiega ancora il segretario, non è una difesa acritica delle Uti. «Pur essendo favorevoli al superamento delle Province e a individuare percorsi di aggregazioni dei Comuni – dichiara il segretario – non abbiamo esitato a criticare alcuni errori d’impostazione della riforma, come la delimitazione terrritoriale delle Uti e la mancata definizione di un quadro di regole chiare che consentissero, ad esempio, di gestire meglio la mobilità e l’inquadramento contrattuale dei dipendenti delle Unioni. Un conto però è denunciare gli errori per contribuire a correggerli, altro scatenare una guerra tutti contro tutti dettata da finalità elettoralistiche e lontana da quello che dovrebbe essere il vero oggetto del contendere: l’esigenza di una diversa architettura per il sistema gli enti locali di questa regione, capace di rendere più efficienti i servizi e meno onerosi i costi della pubblica amministrazione. Non vediamo come pensi di raggiungere questo obiettivo chi lavora soltanto per distruggere le riforme approvate dallo schieramento opposto».
L’altro pericolo individuato da Pezzetta nasce dal «ritorno in scena di antichi campanilismi, che alimentando le divisioni rischiano di spaccare questa Regione e indebolire un’autonomia speciale che va invece difesa ritrovando coesione e senso di responsabilità». Da qui l’appello finale a tutti gli attori – la Giunta regionale, i partiti presenti in Consiglio, i sindaci di entrambi gli schieramenti – a un confronto costruttivo per migliorare la legge di riforma. «Individuando soluzioni concrete – conclude il segretario della Cgil – che non possono arrivare né moltiplicando i ricorsi al Tar, né riesumando le vecchie Province o proposte che contrappongano il Friuli a Trieste, ma soltanto affrontando i problemi concreti che stanno impedendo l’avvio di un efficace percorso di riforma».