Vaccinarsi, una scelta responsabile
«Vaccinarsi è la dimostrazione concreta di un senso di responsabilità nei confronti della collettività, dei propri cari, di sé stessi. I dati dimostrano in modo chiaro, infatti, quanto incidano le immunizzazioni nel limitare l’impatto della pandemia in termini di contagi, di malati gravi e di decessi. Questo è l’appello che mi sento di lanciare a tutto il mondo del lavoro, pur nella consapevolezza di come, nella vastissima platea rappresentata dal sindacato, siano molti anche i lavoratori non vaccinati. La loro scelta mette in difficoltà le aziende e le esigenze dell’economia? E’ un problema nel problema, ma non può essere questo l’aspetto dirimente: l’opportunità di vaccinarsi, infatti, è una scelta che riguarda la salute individuale e collettiva. Quanto al confine sempre più labile tra estensione del Green pass e obbligo vaccinale, continuiamo a credere che la strada dovrebbe essere quella dettata dalla Costituzione, cioè una legge sull’obbligo. Il Governo, invece, ha scaricato questo delicatissimo tema sulle parti sociali e sulle aziende, che fin qui avevano mostrato grande senso di responsabilità ed efficacia nel gestire la pandemia sui posti di lavoro, attraverso i protocolli nazionali e locali. Invece di assumersi in toto la responsabilità di una legge, si è scelto in sostanza di usare il mondo del lavoro come grimaldello per arrivare a una copertura vaccinale più vasta. Questo, purtroppo, non contribuirà ad alzare la percentuale di vaccinati nelle categorie più a rischio, si pensi a molti anziani fragili, e crea divisioni e tensioni tra i lavoratori, tra i dipendenti e le aziende, tra le parti sociali, rendendo ancora più impervia la strada di una ripresa che richiederebbe invece un forte senso di coesione. Si tratta di un approccio pragmatico, quasi machiavellico, che potrà sì spingere le vaccinazioni, ma lascia anche molti nodi irrisolti: a partire dall’alternativa, paradossale, di costringere milioni di lavoratori a pagare per lavorare e di esporli al rischio di sanzioni per non essersi sottoposti a un trattamento sanitario su cui non esiste alcun obbligo di legge».
Villiam Pezzetta, segretario generale Cgil Fvg