Voucher e part-time forzato: cresce il lavoro povero in Fvg
sono troppo labili e non bastano a segnare un’inversione di tendenza. Anche
perché i numeri, se analizzati più a fondo, evidenziano una forte crescita del
lavoro povero: non soltanto per effetto dei voucher e dei contratti precari, ma
anche per l’incremento del part-time forzato, quasi triplicato rispetto al
periodo pre-crisi. A lanciare l’allarme è la Cgil del Friuli Venezia Giulia,
con il suo segretario generale Villiam Pezzetta, che dati alla mano giudica
indispensabile una retromarcia sul jobs act, anche sulla spinta dei tre
referendum abrogativi su voucher, licenziamenti illegittimi e responsabilità
solidale negli appalti promossi proprio dalla Cgil, sulla cui ammissibilità la
Corte Costituzionale si pronuncerà l’11 gennaio.
QUI FVG. Ma Pezzetta, pur giudicando complessivamente
positivo l’operato della Giunta e della governatrice Debora Serracchiani,
chiede anche alla Regione di rafforzare l’impegno sulle politiche attive del
lavoro: «Se nella gestione delle crisi l’impegno della Giunta non è mai mancato
– commenta il segretario – i numeri dimostrano che la vera sfida è quella
dell’occupazione giovanile, drasticamente erosa dalla crisi e dalla riforma
Fornero, e del ricollocamento dei lavoratori in età matura. E se è vero che i
posti di lavoro non si creano per legge, a maggior ragione se si tratta di
leggi sbagliate come il jobs-act, è altrettanto vero che si può aumentare la
potenza di fuoco sul versante della formazione e dei percorsi di
ricollocamento. Avendo ben chiaro anche che la priorità vera è quella di agire
sulla leva delle opere pubbliche, a partire dalle infrastrutture strategiche e
dalla messa in sicurezza degli edifici, scuole in primis, e del territorio».
I NUMERI. Dietro l’appello di Pezzetta, come detto, i
numeri. Numeri che evidenziano sì, alla luce dei dati Istat del quarto
trimestre, un recupero di circa 3.600 occupati rispetto al dato medio 2015, ma
che conmfermano anche la debolezza di un panorama occupazionale pesantemente
caratterizzato dalla crescita del lavoro povero. «Tra i 499mila occupati
censiti dall’Istat, che sono quasi 20mila in meno rispetto al 2008, concorre un
dato medio di almeno 6.000 lavoratori il cui unico reddito è garantito dai
voucher, a fronte di oltre 50mila utilizzatori complessivi nel corso dell’anno,
e di circa 4.000 lavoratori fermi per cassa integrazione», spiega il
segretario. Ma c’è un altro dato che la Cgil sottolinea con forza: quello
relativo alla crescita del part-time involontario, cioè legato a un calo del
lavoro da parte dell’impresa, piuttosto che ad esigenze del lavoratore o della
lavoratrice: «Se nel 2008 l’80% dei contratti a tempo parziale erano chiesti
dai dipendenti, adesso la percentuale è scesa al 50%: il che significa, a
fronte di un totale di 94mila contratti part-time, che per 47mila lavoratori si
tratta di una scelta dettata dall’azienda, mentre nel 2008 i part-time
involontari erano soltanto 17mila».
si asesta al 7,2% (dato Istat 3° trimestre 2016), non è quindi l’unica
emergenza. L’altro è legato alla crescita del lavoro povero, di cui i voucher
sono l’espressione più eclatante (il reddito medio annuo erogato attraverso i
voucher in regione è inferiore ai 600 euro) ma non l’unico: si pensi alle
partite Iva improprie, agli accordi di associazione nel commercio, al crescente
ricorso agli appalti sia nel pubblico che nel privato. Da qui, per Pezzetta,
l’esigenza di invertire la rotta rispetto al jobs-act, «che non ha dato il
benché minimo impulso al mercato del lavoro, visto e considerato che la stessa
crescita dei contratti a tempo indeterminato registrata nel 2015 si è
immediatamente sgonfiata quest’anno per effetto del venir meno degli sgravi
contributivi».