Welfare, via il criterio di residenza da tutte le leggi regionali
Prima la bocciatura della Finanziaria regionale da parte del Governo di centrodestra, poi la prima sentenza contro il criterio di residenza in Tribunale. Emessa, con una coincidenza di tempi casuale ma ugualmente significativa, il giorno prima che il Consiglio cancellasse il ricorso al criterio di residenza per l’accesso a una consistente parte dei benefici e dei servizi previsti dalla legislazione regionale.
Se la Giunta e la maggioranza avessero recepito le inevitabili critiche e le proposte di dialogo arrivate dall’opposizione, dalla società civile e dai sindacati, avrebbero ottenuto almeno due risultati: non solo si sarebbe evitato lo scontro istituzionale col Governo e il rischio di proliferazione dei ricorsi giudiziari nei confronti dei Comuni, ma soprattutto non avremmo scritto una bruttissima pagina di discriminazione, che rinnega la lunga tradizione di emigrazione di questa regione.
Ecco allora che quella casuale coincidenza di tempi tra sentenza di Udine e la nuova norma approvata dal Consiglio può essere la scintilla capace di innescare una doverosa inversione di tendenza, con la cancellazione del criterio di residenza da tutta la legislazione regionale in materia di welfare.
Franco Belci, segretario generale Cgil Fvg