Agricoltura, via al tavolo sul nuovo contratto. Cambia la geografia del lavoro nel settore
«Porre le basi per riavvicinare i giovani al lavoro in agricoltura e nel contempo tutelare i nuovi immigrati. Il lavoro e il contratto quali strumenti di integrazione sono alla base di questa trattativa». È quanto dichiarano i segretari regionali dei sindacati di categoria di Cgil, Cial e Uil all’avvio del tavolo sul contratto regionale degli operai agricoli. La trattativa avviata con le associazioni datoriali, spiegano Stefano Gobbo (Fai-Cisl), Maurizio Comand (Flai-Cgil) e Pierpaolo Guerra (Uila-Uil), riguarda una platea di 18mila lavoratori, di cui oltre 15mila a tempo determinato: «Lavoratori – dichiarano i tre segretari – che si aspettano un riconoscimento adeguato del loro lavoro, dal punto di vista economico e normativo».
L’avvio della trattativa con Confagricoltura, Coldiretti e Cia è anche l’occasione per una riflessione sulle criticità del settore, in primis sulla «carenza strutturale di manodopera», nonostante il forte afflusso di nuovi lavoratori dai paesi asiatici, in una fase caratterizzata da un forte trasformazione nella “geografia” del lavoro agricolo in regione, con la crescita degli arrivi dell’Asia e la diminuzione della manodopera proveniente dall’est Europa e da oltreconfine. I lavoratori di origine pakistana, in particolare, in soli 5 anni sono aumentati da poche decine agli attuali 1.500.
L’auspicio è che il nuovo contratto possa dare risposte anche in termini di integrazione, inclusione, formazione e sicurezza, «elementi essenziali» della piattaforma presentata da Fai, Flai e Uila, che confidano in un rinnovo in tempi brevi. «Fin dai prossimi incontri già calendarizzati con le controparti – dichiarano Gobbo, Comand e Guerra – ci impegneremo a entrare nel merito delle richieste, per rafforzare le tutele e i diritti e salvaguardare il potere di acquisto delle retribuzioni».