Badanti e collaboratrici familiari, “patto” per la qualità del lavoro
Migliorare l’informazione sul supporto alle famiglie e agli assistenti familiari; promuovere la cultura della prevenzione, della sicurezza e della salute sui luoghi di lavoro; valorizzare la qualificazione professionale dei lavoratori nel settore domestico tramite la formazione e la certificazione delle competenze; elevare la qualità e la regolarità del mercato del lavoro domestico regionale. Sono gli obiettivi del “Protocollo di collaborazione per la promozione e la diffusione delle buone prassi in tema di conciliazione tempi di vita e di lavoro, e qualità del lavoro domestico”, firmato oggi a Udine tra Regione Friuli Venezia Giulia, le segreterie regionali confederali e di categoria Cgil-Filcams, Cisl-Fisascat, Uil-Uiltucs, l’associazione Domina, Fidaldo e Federcolf.
Il settore degli assistenti familiari (che include colf, badanti e babysitter), spiega l’assessore regionale al Lavoro e alla famiglia, Alessia Rosolen, sta assumendo sempre più importanza in una società che invecchia e ha sempre meno nascite, come quella del Friuli Venezia Giulia, evitando di essere lasciato al sommerso. Anche per le sue caratteristiche -oltre 95% lavoratrici donne, età media 53 anni, forte quota di lavoratrici extra-Ue- è un lavoro cui deve essere riconosciuta la dignità, e come a tutti gli altri lavori, anche professionalità, sicurezza e regolarità contrattuale. L’impegno della Regione e delle parti firmatarie sarà ora definire gli aiuti possibili del pubblico rispetto ai bisogni delle famiglie.
A prendere la parola, a nome di tutti i sindacati, la segretaria Cisl Fvg, Renata Della Ricca, che sottolinea come «con questo protocollo cerchiamo di qualificare e professionalizzare un settore che fino a pochi anni fa era lasciato a sé stesso. Il Friuli Venezia Giulia è una regione in cui l’invecchiamento aumenta sempre più, siamo tra le regioni più vecchie in Italia con 82mila over 65 non autosufficienti, e secondo i dati Inps abbiamo circa 18mila lavoratrici assistenti familiari. La quasi totalità sono donne, ed è per questo che parliamo anche di conciliazione vita-lavoro».
Il segretario regionale Uil, Matteo Zorn, aggiunge che «col documento si cerca di dare risposte sia alle necessità delle famiglie sia a quelle del lavoro femminile, in un settore caratterizzato da tanto sommerso, che va fatto emergere con un contratto collettivo nazionale e con lavoro di qualità. Il protocollo mette insieme pubblico e privato, Centri per l’impiego, Caf, patronati per aiutare le famiglie nella ricerca di assistenti familiari formati, formare e certificare le lavoratrici sia sulle specifiche mansioni, sia sulla cultura della sicurezza e sui diritti».
Sulla stessa linea la Cgil regionale con Villiam Pezzetta: »Alle sfide poste dall’invecchiamento della popolazione, e dal progressivo aumento dei malati cronici e dei non autosufficienti, si deve rispondere con strumenti capaci di potenziare e innovare il nostro sistema di welfare, puntando sulla qualificazione del lavoro, contrastando il nero e il sommerso, garantendo retribuzioni giuste e dignitose a chi lavora e un’assistenza di qualità alle persone».