Interruzione di gravidanza, tutelare la libertà di scelta delle donne

La piena esigibilità del diritto all’aborto, «conquistato dalle lotte delle donne e oggi fortemente messo in discussione sia da scelte politiche che dalle criticità in cui versa il servizio sanitario nazionale». È quanto chiede il Coordinamento Politiche di genere e Pari Opportunità della Cgil Friuli Venezia Giulia in una lettera inviata al Presidente della Regione Massimiliano Fedriga e all’assessore alla Salute Riccardo Riccardi. L’iniziativa, analoga a quelle intraprese dalla Cgil in tutte le regioni, è stata decisa per dare un segnale forte al mondo politico, alle istituzioni e all’opinione pubblica alla vigilia del 28 settembre, Giornata internazionale per l’aborto libero e sicuro.
«Il nostro allarme – spiega Daniela Duz, responsabile pari opportunità della segreteria regionale, a nome del Coordinamento e di tutta la Cgil Fvg – è legato soprattutto alla difficile situazione dei consultori. Consultori che sono nettamente al di sotto del target di legge di una struttura ogni 20mila abitanti, in Friuli Venezia Giulia come nelle altre regioni, e che fanno i conti con le criticità di sistema, in primis la carenza di personale e la mancata valorizzazione delle professionalità sanitarie». Ad aggravare il quadro la forte presenza di obiettori di coscienza tra i medici e il personale infermieristico, «che rende sempre più difficile e talvolta impossibile, a livello nazionale, l’accesso all’aborto libero e sicuro».

Daniela Duz, segreteria regionale Cgil

Da qui le richieste rilanciate dalla Cgil alla vigilia del 28 settembre, al centro anche della lettera inviata ai vertici della Giunta regionale: «L’accesso a un aborto libero e sicuro attraverso strutture e personale non obiettore in numero adeguato alle esigenze della popolazione e del territorio, tempistiche certe di pieno rispetto della volontà e della salute delle donne, la garanzia del ricorso a alle pratiche di interruzione volontaria della gravidanza più sicure e meno invasive, il rispetto del target minimo di un consultorio ogni 20 mila abitanti, l’assunzione del personale necessario a garantire i servizi di ospedali e consultori». Ultimo ma non meno importante, la Cgil chiede alla nostra Regione di vietare l’ingresso nei consultori delle associazioni antiabortiste, consentito invece da altre amministrazioni regionali di centrodestra. La Cgil Fvg, da parte sua, «continuerà a monitorare i dati, l’incidenza del fenomeno dell’obiezione di coscienza, l’operatività dei consultori e delle strutture sanitarie». Questo, si legge nella lettera inviata a Fedriga e Riccardi, «affinché il diritto all’aborto sia garantito, insieme alla scelta libera e consapevole delle donne».