Sanità Fvg, dall’assessore Riccardi trionfalismo fuori luogo

L’enfasi con cui l’assessore regionale alla Sanità ha commentato il nuovo rating assegnato al Friuli Venezia Giulia dal rapporto 2023 della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa è sorprendente, perché le parole di Riccardi «non tengono conto del fatto che dal 2017 al 2023, sempre secondo i dati Sant’Anna, la nostra regione è precipitata in fondo a quasi tutte le statistiche non solo nel confronto tra le regioni, ma anche rispetto agli standard che garantiscono la tutela del diritto alla salute». A dirlo è il segretario generale della Cgil Friuli Venezia Giulia, che lancia un nuovo allarme sulla crescita delle liste di attesta.
«Quando un bicchiere è pieno a metà è normale che si apra un confronto tra chi lo vede mezzo pieno e chi lo vede mezzo vuoto. Ma se il bicchiere è quasi completamente vuoto, non ci dovrebbe essere discussione». Così Piga, che punta il dito sull’assenza di segnali di miglioramento sul fronte dei tempi di attesa, giudicati «inaccettabili e in peggioramento» in molti importanti ambiti, a partire dalla chirurgia oncologica: «Quasi il 40% dei pazienti in attesa di intervento – denuncia Piga –  deve attendere oltre i termini per essere operato, con punte che arrivano addirittura al 76% per i tumori alla prostata».
Allarmanti, per il segretario della Cgil, anche i dati sui tempi di attesa per  la specialistica ambulatoriale, comprese le indagini diagnostiche, «che si stanno addirittura allungando rispetto al periodo covid, arrivando perfino in alcuni casi balletto drammatico delle agende non disponibili». In poco più di cinque anni, rileva Piga, si è passati da un 19% (dato 2018) al 33% delle prestazioni ambulatoriali erogate oltre ai tempi di attesa tollerati. Percentuale che lievita ulteriormente per le prestazioni con priorità breve, erogate in ritardo nel 50% dei casi, a fonte di un 20% nel 2018. «Tutto questo – dichiara ancora Piga – genera sia indignazione nei cittadini che ripetuti rilievi da parte degli istituti d’analisi, che fotografano una situazione ormai insostenibile per la sanità regionale».
«Il bicchiere non è stato mai così vuoto, per cui non c’è proprio nulla di cui rallegrarsi», attacca il segretario della Cgil, che conclude ricordando come spetti al servizio pubblico farsi carico delle prestazioni non erogate e “delegate” al privato: «Per quanto attiene ai rimborsi – dichiara –  rimborsi, non deve essere il cittadino a cercarsi da solo l’erogatore privato, pagarlo e chiedere il rimborso: spetta, infatti, all’Azienda sanitaria garantire al cittadino la prestazione, fornendola in proprio o acquistandola da operatori privati. A carico del cittadino c’è soltanto l’eventuale ticket, se dovuto».