Uffici postali, un presidio da tutelare: fronte comune tra sindacati e Anci
«Già oggi, in Friuli Venezia Giulia, Poste italiane non riesce ad assicurare il ripristino degli orari di apertura ordinari ante covid degli sportelli postali e un servizio efficiente, a causa della gravissima carenza di personale, frutto di una volontà aziendale orientata al profitto. Lo spostamento di ulteriori quote di capitale nelle mani di investitori privati farebbe definitivamente perdere l’identità della più grande azienda di servizi del Paese e con essa la funzione sociale svolta da Poste anche nel periodo pandemico». È quanto scrivono i segretari regionali dei sindacati di categoria Slp Cisl, Slc Cgil, Uilposte, Failp Cisal Fvg, rispettivamente Gianfranco Parziale, Riccardo Uccheddu, Ugo Spadaro Gaetano Vitale, in una nota diffusa oggi dopo l’incontro tenutosi ieri tra le categorie e il presidente dell’Anci Fvg Dorino Favot.
«Cosa ne sarà – chiedono i sindacati – dei 329 uffici postali del Friuli Venezia Giulia? A chi si rivolgerà – aggiungono – l’anziano cittadino di Forni Avoltri, di Cavazzo Carnico o di Tramonti di Sopra per pagare un semplice bollettino o per spedire una raccomandata?». Si tratta, scrivono i segretari, di preoccupazioni condivise dall’Anci Fvg, che si è dichiarato disponibile «a condividere e sostenere percorsi di sensibilizzazione per mantenere l’attuale controllo pubblico di Poste Italiane e, con esso, il ruolo sociale svolto dall’azienda». Un impegno, questo, che Poste Italiane si è impegnato a garantire anche attraverso il Progetto Polis, finanziato con fondi Pnrr. Impegno confermato recentemente dallo stesso amministratore delegato Matteo Del Fante «davanti alle più alte cariche dello Stato», sottolineano ancora i sindacati.
Il comunicato unitario Slc Cgil, Cisl Slp, Uil Poste, Failp Cisal Fvg